La sera del 29 settembre, al Museo a Nazionale della Scienza e Tecnologia a Milano verrà presentata al pubblico la nuova collocazione del monumentale telescopio Merz Repsold utilizzato da Giovanni Virginio Schiaparelli, nella seconda metà dell’800 per le sue mitiche osservazioni di Marte. Lo strumento è imponente e, al momento dell’acquisto, era uno dei più potenti a disposizione degli astronomi. Questo gioiello della tecnica ottocentesca ha una lunga storia che vale la pena di essere ricordata.
Andiamo indietro di circa 140 anni, Giovanni Schiaparelli è Direttore dell’Osservatorio di Brera e chiede di potenziare il suo osservatorio con un nuovo strumento che renderebbe Brera competitivo con tutto il resto del mondo. Il disegno di legge arriva in Aula il 10 Giugno 1878. Il ministro della pubblica Istruzione non è presente ed interviene Quintino Sella, amico di vecchia data di Schiaparelli.
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Le parole di Quintino Sella
Le sue parole rivelano una straordinaria visione, specialmente se teniamo conto che l’Italia attraversava un periodo molto duro con tumulti frequenti contro l’odiosa tassa sul macinato: "…Certo le nostre condizioni economiche sono gravi. Ma per risolvere le difficoltà economiche che cosa conviene fare? Per stimolare l’attività economica di un paese, puossi egli prendere l’uomo da un lato solo? Si raggiunge più presto l’intento stimolando un’operosità soltanto, o stimolando in genere l’operosità tutta dell’uomo? L’uomo è un essere unilaterale, o è un essere complessivo che vuole essere considerato in tutte le facoltà sue?"
Ancora: "Quindi noi della Commissione, che apparteniamo a partiti diversissimi, all’estrema sinistra, all’estrema destra e al centro, siamo stati unanimi in questo pensiero, che anche per stimolare l’attività economica della nazione, anche per giungere al più presto a quel giorno felice dell’abolizione del macinato, o signori, conviene stimolare l’operosità della nazione sotto tutti i punti di vista , conviene anche incoraggiare gli astronomi e dar loro il mezzo di guardare nei cieli".
"E volete, o signori, che una nazione civile, davanti ad un così vasto problema come la conoscenza degli astri, rimanga fredda e dica: io non mi interesso, e nulla faccio perché i miei scienziati possano portare il loro contingente al progresso del sapere umano in questa, che oserei dire, essere la più nobile delle scienze positive e la più antica? …"
"Sarebbe una prova di decadenza tale che io non mi so immaginare che alcuno dei colleghi nostri voglia rifiutare il concorso suo agli intendimenti che manifesta il ministro della pubblica istruzione con questo disegno di legge".
Dopo un discorso così ispirato, i deputati non poterono che approvare e Sella, il giorno dopo, scrisse a Schiaparelli: "Caro amico, eccoti il risultato della votazione a scrutinio segreto. Votanti 229- Favorevoli 192, contrari 37. La stima che si ha di te entrò per moltissimo nel voto. Puoi essere lieto e fiero della dimostrazione solenne, tanto che non ne ricordo eguale, che ti diede la tua patria".
Le prime osservazioni di Marte
WOW, diremmo noi. Così il telescopio venne ordinato e si preparò l’apposita cupola sui tetti di Palazzo Brera. L’occhio era una lente di 49 cm di diametro (che non esiste più) con una lunghezza focale di 7 m. Tra la lente e l’oculare dell’astronomo c’era quindi un tubo lungo 7 metri che, per potersi spostare in tutte le possibili inclinazioni doveva essere montato su un piedistallo di 5 m. Il tutto per un peso di 7 tonnellate che venne trasportato fino ai tetti di palazzo Brera (dovreste provare a salire le antiche scale per rendervi conto dello sforzo che il trasporto ha comportato).
Attraverso un oculare l’astronomo osservava l’immagine e poi doveva cercare di riprodurla a lume di candela su un foglio di carta. La capacità di rendere quello che si vedeva era fondamentale per diffondere le informazioni.
Schiaparelli puntò Marte per caso, per provare il nuovo strumento e vide la superficie del pianeta con straordinaria chiarezza. Vide zone chiare (solcate da strutture che gli ricordavano i grandi fiumi terrestri) e zone scure che chiamò mari.
Alcuni dei fiumi aveva l’aria molto rettilinea e la sua anima da ingegnere idraulico gli suggerì di chiamare le strutture canali, che in italiano ha un significato ambiguo perchè comprende sia strutture naturali (il canale della Manica) sia strutture artificiali (il canale Cavour). Percival Lowell, grandissimo ammiratore di Schiaparelli tradusse canali con canals … e così nacquero i marziani perché canals si può riferire solo a strutture artificiali.
Una 'carriera' conclusa nel 1960
Schiaparelli usò il telescopio fino all’inizio del ‘900 ma lo strumento rimase in funzione fino al 1936, quando l’inquinamento luminoso crescente della città suggerì il trasferimento nella nuova sede dell’osservatorio a Merate, nella più tranquilla Brianza, dove concluse la sua brillante carriera negli anni ‘60.
Nel 2010, in occasione del centenario della morte di Schiaparelli, l’Osservatorio di Brera ha avviato il progetto di restauro finanziato dalla Commissione Bilancio della Camera oltre che da altre realtà e, più recentemente, dall’INAF. Grazie alla paziente opera di restauro dell’ ARASS (Associazione per il Restauro di Antichi Strumenti Scientifici http://www.arass-brera.org/it/) adesso il telescopio è tornato al suo antico splendore e si avvia a diventare un must della visita del Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia dove sarà possibile ammirarlo dopo la cerimonia dell’inaugurazione il 29 settembre alle ore 19.