Da ieri la già straordinaria collezione dei mezzi di trasporto del Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano ha dato il benvenuto al modello in grandezza naturale del lanciatore Vega che, con i suoi 30 metri di altezza per 3 di diametro, non passa certo inosservato.
La presenza della replica del Vega proietta il museo di Milano nel ristrettissimo club dei musei che ospitano modelli in grandezza naturale di lanciatori esposti in posizione verticale, come se fossero sulla rampa di lancio (i due modelli del Saturno V esposti a Houston e a Cape Canaveral sono in orizzontale).
Il Vega offre una visione suggestiva, in generale riservata solo agli addetti ai lavori quando il razzo viene preparato per il lancio, ora fruibile da tutto il pubblico che può anche godere della bellissima illuminazione, studiata per dare l’impressione di assistere ad un lancio effettivo. Tutti coloro che hanno partecipato all’inaugurazione, avvenuta nel tardo pomeriggio di venerdì 8 novembre, hanno ammirato l’effetto visivo di grande impatto.
Collocato nel cortile del Museo vicino al sottomarino Toti, il modello del Vega rappresenta bene la volontà di esplorazione dell’umanità che è capace di spingersi dalle profondità del mare fino in alto, nello spazio. Vega è un lanciatore europeo di media capacità, sviluppato con un importante contributo italiano, per dotare l’Europa, che già aveva il lanciatore “pesante” Ariane, di un lanciatore di capacità medie per soddisfare le richieste del mercato dei satelliti medio-piccoli.
Bella l’idea di esporre la replica del modello utilizzato nel primo lancio, quello di qualifica, denominato VV01, avvenuto il 13 febbraio 2012 che ha portato in orbita 7 satelliti, gli italiani LARES a ALMA Sat-1 e 7 cubesat. Senza nulla togliere agli altri componenti del carico, la star del primo lancio di Vega è stato il satellite Lares, il cui simbolo campeggia nella parte finale del lanciatore.
Si tratta di una sfera di 36 centimetri di diametro ricavata da un unico blocco di tungsteno coperta da 92 retroriflettori studiati per massimizzare la capacità di riflettere gli impulsi laser inviate dalle stazioni di terra al fine di misurare con grandissima precisione la posizione del satellite per vedere come reagisce all’attrazione gravitazionale della Terra e misurare alcuni effetti di relatività generale.
Una missione ancora in corso che sta dando molte soddisfazioni agli scienziati italiani che l’hanno progettata e costruita e adesso la gestiscono grazie al supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana. Il modello del Vega ci ricorda quando sia forte l’impegno dell’Italia nello spazio, impegno che vede la stretta collaborazione tra le istituzioni, gli scienziati e le industrie. E i risultati scientifici e tecnologici sono lì, da vedere.