Dopo Apollo, toccherà ad Artemide il compito di trasportare l’umanità verso il nostro satellite. L’annuncio è stato dato dall’amministratore della NASA Jim Bridenstine che ha sottolineato come il nuovo programma lunare dell’ente spaziale americano prenderà spunto ancora una volta dalla mitologia greca.
Nell’antica Grecia, Apollo e Artemide erano i gemelli di Zeus ed appare abbastanza naturale che le missioni lunari siano destinate a passare da Apollo, dio del Sole, alla sua gemella Artemide che, anche per questo, era considerata la divinità della Luna. Artemide era anche la dea della caccia, la stessa che gli antichi Romani veneravano come “Diana”. In quest’ultima veste, aveva come sua compagna di caccia Orione, proprio come il nome della capsula su cui viaggeranno gli equipaggi diretti verso la Luna.
Oltre all’indiscutibile suggestione mitologica, si tratta anche di un riconoscimento per il ruolo svolto dalle donne che, escluse mezzo secolo fa quando gli astronauti erano solo militari, sono oggi protagoniste delle imprese spaziali e saranno parte integrante degli equipaggi che rimetteranno piede sulla Luna.
Finora, il programma lunare era stato identificato dai suoi componenti principali: il potente razzo Space Launch System o SLS, il veicolo Orion per il trasporto degli astronauti e la base cislunare Lunar Gateway. Ora c’è un nome e, anche se solo simbolico, è un passo importante che dimostra come la NASA stia davvero lavorando alacremente per raggiungere l’obiettivo di riportare i suoi astronauti sulla Luna.
Un altro indizio, questo più tangibile, è rappresentato dall’intenzione di Trump di metter più soldi nel bilancio dell’ente spaziale. Appena qualche giorno fa, il presidente americano ha modificato la richiesta per l'anno fiscale 2020, includendo poco più di un miliardo e mezzo di dollari aggiuntivi, necessari per far fronte all’improvvisa accelerazione del programma lunare e ai nuovi obiettivi. Se in un primo tempo si era parlato di ritornare sulla Luna entro il prossimo decennio, oggi si punta a “bruciare le tappe” e il prossimo uomo e la prima donna potrebbero sbarcare sul polo sud lunare già nel 2024.
Tra le altre cose, quest’aumento di risorse dovrebbe servire ad accelerare la realizzazione del lanciatore SLS e della capsula Orion, in ritardo rispetto alla tabella di marcia, e a far partire lo sviluppo di un veicolo per traghettare gli astronauti dal Lunar Gateway alla superficie della Luna. Non meno importante sarà anche la realizzazione di sistemi robotici per l’esplorazione “in situ” delle regioni polari dove sono previsti i primi sbarchi degli astronauti.
Anche il nuovo stanziamento, però, potrebbe non essere sufficiente per raggiungere l'obiettivo entro il 2024. Per questo la NASA sta pensando di ridimensionare i suoi piani per la stazione cislunare. Potrebbe essere necessario eliminare alcuni moduli per concentrare le risorse solo sulle parti assolutamente vitali per garantire la presenza dell’equipaggio e per rendere possibile i primi allunaggi.
In questo caso, il completamento del Lunar Gateway potrebbe essere posticipato alla fine del prossimo decennio e questo potrebbe avere ripercussioni anche sulla partecipazione delle altre agenzie spaziali, anch’esse impegnate nella sua realizzazione.
Speriamo che la “fretta” della NASA non metta in secondo piano la cooperazione internazionale, così efficace in orbita terrestre, che sarà fondamentale anche per realizzare una presenza umana intorno alla Luna che sia sostenibile nel lungo periodo e che possa servire come trampolino verso Marte.