L’altitudine della stazione spaziale cinese continua a diminuire e il suo rientro potrebbe avvenire durante il week-end di Pasqua. Tuttavia, non è ancora possibili valutare se si distruggerà a contatto con l'atmosfera terrestre, né il punto esatto di caduta di eventuali detriti.
Il centro radar dell’ESA a Darmstadt, che sta monitorando la traiettoria della Tiangong-1, ha precisato che la finestra tra il 30 marzo e il 2 aprile è "altamente variabile" e non è possibile determinare esattamente dove andrà a cadere.
In base all’inclinazione dell’orbita rispetto all’equatore, possiamo solo dire che la zona dell’impatto è compresa tra le latitudini 43esima nord e 43esima sud.
L’Agenzia Spaziale Europea ha anche pubblicato una mappa della Terra che evidenzia le zone potenzialmente interessate (in verde). A sinistra, c’è anche un grafico che mostra la densità di popolazione mentre, a destra, è presentata la probabilità di impatto. Si può notare che le zone estreme (42,8 gradi N e 42,8 gradi S) hanno una probabilità di impatto maggiore delle zone tropicali. Questo dipende dal fatto che, in virtù della sua orbita, la stazione spaziale trascorre un po’ più di tempo vicino ai bordi della banda.
Guardando i titoli di questi giorni, ho avuto l’impressione che questo dato sia stato interpretato come un rischio maggiore per l’Italia: ma si tratta di una valutazione errata.
Se è vero che le latitudini più elevate hanno probabilità maggiore di quelle intorno all’equatore, bisogna anche calcolare la superficie interessata. Se consideriamo l’area al di sopra dei 30° N, si può vedere che il nostro paese occupa circa metà di un “quadratino” di longitudine: assai meno rispetto ai due degli Stati Uniti e i quattro occupati dal Medio Oriente e dall’Asia. Se poi guardiamo a sud, a parte l’Argentina e l’Australia c’è solo acqua. Quindi la probabilità che la Tiangong-1 cada sulla terraferma, in particolare sull’Italia, è davvero minuscola; certamente non tale da giustificare l’inquietudine che sembra trasparire da alcuni giornali.
C’è da pensare che la voglia di attirare l’attenzione abbia preso il sopravvento sull’esigenza di fornire un’informazione puntuale e analitica dei fatti.
E poi si parla tanto di fake news!