Il Presidente Trump ha deciso che la NASA deve concentrare i suoi sforzi per tornare sulla Luna. Lo ha annunciato l’11 dicembre, quando, in occasione del 45esimo anniversario dell’ultimo allunaggio (si trattava di Apollo 17) ha firmato una direttiva per rinvigorire l’esplorazione spaziale americana.
Si tratta di una scarna paginetta (lo potete trovare qui) che cambia giusto 3 righe del documento di politica spaziale preparato dall’amministrazione Obama e presentato il 28 giugno 2010.
A pagina 11 del documento di Obama si leggeva che l’amministratore della NASA doveva: Set far-reaching exploration milestones. By 2025, begin crewed missions beyond the moon, including sending humans to an asteroid. By the mid-2030s, send humans to orbit Mars and return them safely to Earth (porsi obiettivi ambiziosi nell’esplorazione. Entro il 2025 iniziare missioni umane al di là della Luna, includendo la visita ad un asteroide. Entro la metà degli anni ’30 mandare astronauti ad orbitare intorno Marte e riportarli a casa).
In sostanza Obama diceva sulla Luna ci siamo già stati, adesso dobbiamo guardare più lontano a Marte facendo prima una fermata dedicata all’esplorazione di un asteroide, scelto con giudizio con un occhio allo studio delle possibili risorse minerarie e del loro sfruttamento.
L’amministrazione Trump dice che questo paragrafo (del documento di 14 pagine) deve essere modificato per diventare: Lead an innovative and sustainable program of exploration with commercial and international partners to enable human expansion across the solar system and to bring back to Earth new knowledge and opportunities. Beginning with missions beyond low-Earth orbit, the United States will lead the return of humans to the Moon for long-term exploration and utilization, followed by human missions to Mars and other destinations (guidare un programma innovativo e sostenibile in collaborazione con partner commerciali ed internazionali per permettere l’espansione umana nel sistema solare e riportare sulla Terra nuove conoscenze e opportunità. Iniziando con missioni al di là dell’orbita terrestre, gli Stati Uniti guideranno il ritorno degli astronauti sulla Luna per una esplorazione ed utilizzazione di lungo termine, seguita da missioni verso Marte e verso altre destinazioni).
Agli obiettivi ambiziosi si contrappongono obiettivi più facilmente raggiungibili con un occhio alle opportunità commerciali che vanno di pari passo con l’esplorazione. È un ritorno al programma di G.W. Bush che aveva sostenuto il ritorno alla Luna senza però dare alla Nasa le risorse necessarie per iniziare il compito.
Anche la dichiarazione firmata dal Presidente Trump è ancora molto generica perché non ha attaccato il cospicuo assegno necessario per iniziare la pianificazione concreta del ritorno alla Luna. Per dirla tutta, la NASA è ancora senza amministratore, visto che l’uomo politico (senza esperienza spaziale) scelto da Trump non è ancora stato confermato dal Senato.
Forse gli esperti ai quali Trump fa riferimento hanno letto Artemis, il nuovo libro di Andy Weir (l’autore de Il Marziano), dedicato proprio alla prima città sulla Luna la cui economia è basata sullo sfruttamento del materiale lunare e sul turismo spaziale. Nell’anima del Presidente imprenditore potrebbe essere scoccata la scintilla lunare.