Ora che la missione Cassini sta per finire in gloria gettandosi nell’atmosfera di Saturno, mi rendo conto di averla seguita per il suoi 13 gloriosi anni di studio del pianeta, degli anelli e delle sue numerosissime lune.
Ricordo benissimo la manovra di inserzione in orbita eseguita per farsi catturare dalla gravità di Saturno e cominciare la sua missione. Era il 1 luglio 2004 ed io ero nell’auditorium di un centro di ricerca francese e, come tutti, ho sentito con trepidazione il resoconto (ritardato dal tempo di transito dei segnali) dell’accensione dei motori per frenare la corsa della sonda e poi il silenzio perché la sonda doveva attraversare gli anelli. Una scelta obbligata ma potenzialmente pericolosa a causa di possibili urti con gli innumerevoli blocchetti di ghiaccio e polveri, grandi e piccoli, che compongono gli anelli. Benché fosse stata accuratamente scelta una zona di “vuoto”, era stato deciso di usare la grande antenna, costruita in Italia, dall’Agenzia Spaziale Italiana, come scudo per proteggere gli strumento. A manovra conclusa l’antenna si è girata verso Terra e ha cominciato ad inviare immagini fantastiche degli anelli visti da vicino.
Carolyn Porco, responsabile degli strumenti di imaging, era al settimo cielo. Gli anelli rivelavano subito splendide strutture, ma era solo l’inizio. Il primo appuntamento era con Titano, la grande Luna di Saturno dove doveva atterrare Huygens, la sonda Europea che aveva fatto il viaggio come passeggero e, adesso, voleva il suo momento di gloria. Rilasciato intorno a Natale 2004, Huygens è atterrato il 15 gennaio 2005. Fornito di un sistema ricetrasmittente troppo debole per dialogare con la Terra, Huygens si è appoggiato a Cassini che ha ricevuto i dati della sonda durante la discesa e appena dopo essersi posata sulla superficie sabbiosa, per poi inviarli a casa. Così l’Europa ha ottenuto la prima (e unica) emozionante foto della superficie di Titano.
Quelle immagini da Titano
Le immagini della discesa avevano anche rivelato un complesso sistema idrologico con delta di fiumi che sfociano in laghi Quale liquido modella la superficie? Su Titano fa un freddo gelido e a -180° l’unica cosa che può scorrere è il metano liquido, insieme ad altri idrocarburi. Il metano è presente anche allo stato gassoso e conferisce il classico colore giallastro all’atmosfera di questo corpo celeste. I molti passaggi successivi hanno poi rivelato cambi stagionali sulla superficie della grande luna i cui laghi si espandono e si contraggono probabilmente a seguito di precipitazioni, di metano, ovviamente, legate ai cicli stagionali. In mondo nuovo e affascinante e, ricordiamolo, il corpo più lontano sul quale si sia posato con successo un oggetto terrestre, opera dell’industria europea.
Titano è stato un punto di riferimento della missione Cassini che l’ha sorvolato circa 120 volte sfruttando la sua gravità per modificare l’orbita e andare ad osservare le innumerevoli (e a volte bizzarre) lune del pianeta gigante.
Queste sono le orbite descritte da Cassini
Il glaciale satellite Encelado
Sono stati spettacolari i risultati ottenuti da una ventina di fuggevoli incontri con Encelado, un satellite di algida bellezza coperto di uno spesso strato di ghiaccio che racchiude, e protegge, un vasto oceano salato. L’interazione gravitazione con Saturno deforma la superficie ghiacciata di Encelado. Lo stress fessura il ghiaccio e causa la formazione di lunghe spaccature caratterizzate da un colore diverso rispetto al ghiaccio circostante. Dai crepacci che tagliano lungo linee parallele il polo sud del satellite sono state visti emergere pennacchi di gas e vapore che hanno affascinato gli scienziati insieme al pubblico.
Si estendono per centinaia di chilometri e riforniscono di materiale fresco l’ultimo degli anelli di Saturno, quello noto come E. Sorvolando la superficie ad altezza di 50 km Cassini ha attraversato le colonne di gas e le ha analizzate per capirne la composizione. I getti rappresentano una eccezionale finestra sull’oceano sottostante e ci possono dire cosa succede sotto la spessa coltre di ghiaccio. Lo spettrometro di massa di Cassini ha pesato le molecole e ha riconosciuto acqua, metano, anidride carbonica, composti organici e idrogeno molecolare. È su quest’ultimo che si è focalizzata l’attenzione perché la presenza di idrogeno molecolare punta verso le reazioni chimiche che avvengono in prossimità dei camini idrotermali dei nostri oceani. Visto che queste zone del fondo del mare, pur completamente prive di luce solare, pullulano di vita che ricava la sua energia dal calore vulcanico e dalle reazioni chimiche che avvengono tra i metalli liberati e l’acqua, è immediato immaginare che qualcosa di simile potrebbe accadere anche negli oceani di Encelado.
Ospitare l’unico altro esempio di attività idrotermale del sistema solare ha fatto assurgere Encelado agli onori della cronaca con l’annuncio delle misurazione dell’idrogeno molecolare. Questo non significa che su Encelado si sia vista prova di vita sottomarina, ovviamente. Quella che si è vista è la sorgente di energia che potrebbe sostenere la vita, così come succede nel fondo dei nostri mari. Un ottimo motivo per tornare a visitare Encelado con strumenti adatti alla ricerca di vita sottomarina.
Dopo 20 anni, il Gran Finale
Cassini non può fare di più. Non è equipaggiato per questa ricerca ed ora, dopo 13 anni di onorato servizio, la sonda ha quasi finito il carburante che è stato fondamentale per controllare la sua traiettoria e farle descrivere le orbite a petalo pensate per permettere gli incontri ravvicinati con le lune di Saturno ed i suoi anelli. Con la missione che stava per finire era il momento di tentare il tutto per tutto e di osare quello che fino ad ora era stato ritenuto troppo rischioso: un sorvolo ravvicinato di Saturno passando nella regione tra il pianeta e gli anelli. L’ultima fase della missione è stata giustamente chiamata Grand Finale. Il 22 Aprile di quest’anno, la sonda ha sorvolato per l’ultima volta, la 127esima, Titano e ha utilizzato la gravità per l’ennesima manovra di fionda gravitazionale per deviare la sua traiettoria e iniziare il Grand Finale che si è stato articolato in 22 passaggi sempre più ravvicinati fino ad oggi, 15 settembre, quando, con le ultime gocce di carburante, la sonda di distruggerà nell’atmosfera di Saturno, a poco meno di vent’anni dal lancio. Il Grand Finale è stato un grandissimo successo e ha fornito dettagli preziosi sul pianeta e sugli anelli dei quali dobbiamo ancora capire l’età e il meccanismo che li ha formati. Proprio un Grand Finale di una fantastica missione.