Nonostante Elon Musk parli sempre con grande entusiasmo del lanciatore Starship che dovrebbe eguagliare il mitico Saturno 5 e aprire la stagione dei viaggi commerciali e turistici alla Luna con un occhio a Marte, la fortuna non sembra arridere affatto al progetto che, in occasione del terzo test, ha prodotto la terza esplosione distruttiva.
Era la notte tra il 2 e 3 aprile nel sito di Boca Chica, in Texas, dove Space-X costruisce e prova i vari componenti del lanciatore Starship.
Era in corso il test criogenico durante il quale il primo stadio del lanciatore viene riempito di gas liquido (e gelido) che sarà il combustibile per il lancio. In questo caso forse era azoto liquido, utilizzato solo per testare la resistenza della struttura.
Riempire un lanciatore è un processo che richiede tempo e il filmato scorre accelerato fine al minuto 2:22. A quel punto la velocità torna normale giusto in tempo per vedere la struttura del cilindro di acciaio che si squarcia e collassa.
Una eventualità che sta diventando la norma per i test di Starship visto che anche il primo ed il secondo (sempre focalizzati sulla parte criogenica del lanciatore che deve partire sotto la spinta di ossigeno e metano liquidi) sono finiti nello stesso modo con il tubo di acciaio che deve contenere e resistere alla pressione del liquido freddissimo che esplode si accartoccia.
Musk, che ha sempre detto che la scelta di costruire il razzo in acciaio, piuttosto che in materiale composito, è dettata dalla maggiore robustezza dell’acciaio, cerca di derubricare l’esplosione a un incidente di percorso. In fondo è per questo che si fanno i test.
Adesso bisogna capire il problema e costruire un altro prototipo, il quarto, diverso dai precedenti, per poi metterlo nuovamente alla prova e sperare che resista. Tuttavia, se è vero che i test si fanno per controllare la resistenza dei componenti, magari spingendoli al limite di rottura, nessuno può essere contento di vedere tre fallimenti così spettacolari, uno dopo l’altro.
Il decollo del cilindro d’acciaio, lucente ma fragile, sarà ritardato, e con lui ritarderanno i piani del viaggio del primo turista in orbita lunare.
Il miliardario giapponese Yusaku Maezawa ha già pagato il biglietto per il suo viaggio che dovrebbe ripetere le gesta di Apollo 8. Forse il visionario Musk ha venduto la pelle dell’orso prima di averlo catturato.