Benché siano gli ultimi arrivati nella partita dell’esplorazione della Luna, i cinesi hanno voluto dimostrare di non essere secondi a nessuno, facendo qualcosa che nessuno aveva mai osato fare: allunare sul lato nascosto del nostro satellite e stabilire i contatti con la sonda attraverso un ponte radio circumlunare, preparato in precedenza.
Tutto ha funzionato e Chang’e 4 ha mandato le prime foto del cratere von Karman, dove è allunata, secondo le previsioni. Il cratere, che è vicino al polo sud Lunare, sarà esplorato dal rover, ancora senza nome, che verrà rilasciato nei prossimi giorni. Sono curiosa di sapere il risultato della consultazione popolare per trovare il nome al rover. La missione è dedicata ad una dea della mitologia cinese e anche il nome del satellite che fa da ponte radio è ispirato da una favola cinese (che racconta di un ponte di gazze che permette a due amanti di incontrarsi).
Il centro di controllo aerospaziale di Pechino (AFP)
La missione, di certo, non è una favola ma, piuttosto, è la prova di quanto reale sia l’interesse della Cina per l’esplorazione (e la conquista) della Luna e delle sue risorse. In effetti, la Cina mira a diventare la nazione leader dell’esplorazione spaziale. Non dimentichiamo che è la terza nazione (dopo Russia e Stati Uniti) a poter lanciare i suoi astronauti e sta facendo le sue esperienze nella costruzione e gestione di stazioni orbitanti chiamate con il poetico nome di Tiangong, cioè Palazzo Celeste.
Mentre Tiangong-1 è rientrata fuori controllo mesi fa, è già attiva Tiangong-2 che viene regolarmente visitata dai tachionauti (così si chiamano gli astronauti cinesi) e Tiangong-3 è in preparazione. Dal momento che l’amministrazione Trump ha proposto di interrompere i finanziamenti alla International Space Station (ISS) nel 2025, i cinesi con i loro palazzi celesti potrebbero restare padroni delle orbite circumterrestri.
Tanto per mettere le cose nella giusta prospettiva, nel 2018 l’agenzia spaziale cinese ha superato Russia e Stati Uniti nel numero dei lanci effettuati.
Sono una grande nazione, hanno grandi risorse e le vogliono puntare con decisione sullo spazio. Hanno capito che i successi spaziali sono sorgente di orgoglio popolare e spingono lo sviluppo tecnologico. Un’accoppiata vincente che ha funzionato benissimo per la conquista della Luna 50 anni fa, ma che noi abbiamo un po’ dimenticato.