La piattaforma di lancio 39A di Cape Canaveral, quella dalla quale è stato lanciato il Saturno V che ha portato l’ Apollo 11 sulla Luna, ha un nuovo inquilino.
Si chiama Falcon Heavy ed è l’ultimo nato della compagnia Space X che pianifica di usarlo per scorrazzare due turisti in giro intorno alla Luna, per portare in orbita gli astronauti americani (che ora sono costretti ad usare la Soyuz russa), ma anche per lanciare grandi (e pesanti) satelliti spia per l’esercito USA.
L'assemblaggio dei razzi
Nasce dalla strategia di assemblaggio di razzi già sviluppati con lo scopo dichiarato di aumentare la capacità di carico senza spendere grandi cifre in ricerca e sviluppo di nuove soluzioni.
Se guardate l’infografica sul New York Times, vi rendete subito conto che il Falcon Heavy usa il Falcon 9 (che ha fatto 18 lanci nel 2017) e lo affianca con due booster che altro non sono che il primo stadio dello stesso Falcon 9.
Per la precisione, i due booster che vendete nell’immagine del Falcon Heavy sulla rampa di lancio sono due primi stadi recuperati con la spettacolare manovra di atterraggio che adesso il Falcon 9 fa in modo impeccabile. Solo il corpo centrale è nuovo di pacca.
Proprio grazie alla strategia ottimizzata per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, SpaceX pensava di riuscire a fare partire il primo Falcon Heavy nel 2014, ma fare funzionare insieme tre primi stadi (ognuno con 9 motori) per un totale di 27 motori si è rivelato più facile a dirsi che a farsi.
Lo stesso Elon Musk ha dovuto ammettere che quello che funziona bene per un razzo singolo ha dei problemi quando viene moltiplicato per 3.
Adesso il grande momento sembra alla porte. Prima di fare il volo di prova, il Falcon Heavy deve passare un ultimo esame: un test dei motori sulla rampa di lancio. Se tutto andrà bene il razzo partirà nelle prossime settimane.
Dal momento che il Falcon Heavy deve dimostrare di saper portare un carico in orbita, Elon Musk ha annunciato che il volo di prova porterà in orbita (se tutto andrà bene) una Tesla Roadster rosso fiammante (che vedete già montata nello spazio di carico). Anche se non si tratta di un giocattolo, ma di un’auto vera, la Telsa rossa non pesa certo le oltre 50 tonnellate che il razzo promette di saper portare in orbita terrestre.
Per fare tornare i conti, l’impareggiabile patron di SpaceX e della Tesla ha guardato lontano ed ha pensato ad un’orbita interplanetaria molto ellittica che si spinge al di là di Marte.
La strategia di marketing
A chi ha avuto la dabbenaggine di chiedere perché mai voglia lanciare un’auto in orbita intorno al Sole, ha risposto che gli piace l’idea di avere una Tesla che (se tutto andrà bene) si muoverà per milioni di anni e, magari, potrà essere scoperta dagli alieni.
E’ un colpo di genio: quale migliore pubblicità?