Hollywood fa rima con scandalo da quando è diventata la patria del cinema. Basterebbe leggere un libro fondamentale come ‘Hollywood Babilonia’ di Kenneth Angel del 1959 per capire di cosa si parla. La patria di film e scandali, dunque, ma anche quella dell’ipocrisia, del moralismo integralista e dell’opportunismo. Finora però – almeno non in queste dimensioni – non si era guadagnata anche il titolo di regno del ridicolo. Finora. Fino al caso di Kevin Spacey, attore idolatrato da pubblico e critica, due volte premio Oscar e protagonista di una delle serie tv più amate della storia, ‘House of Cards’, dove interpreta un personaggio diventato icona del mondo politico Usa.
Cancellato da Hollywood
Un attore che nel giro di pochi giorni è stato cancellato da Hollywood, da Netflix, da Sony. Da tutti. Omosessuale ‘predatore’, pedofilo, molestatore seriale, depravato, e chi più ne ha più ne metta.
Kevin Spacey ostracizzato, non sarà più Paul Getty e non concorrerà per il suo terzo Oscar. Se questo è il criterio, va revocato l'Oscar a Clark Gable per aver stuprato Loretta Young nel '35. Si premia l'artista, non l'uomo. L'uomo si giudica nei tribunali, l'artista sul set. pic.twitter.com/KMd9FYE0h7
— raffaele barki (@raffaelebarki) 9 novembre 2017
Immagine distrutta, carriera finita, filmografia da rivedere o ‘correggere’ finchè si può.
Una scelta ridicola
Anche a costo di sprofondare nel ridicolo, come hanno fatto la Sony e il regista Ridley Scott, costretto a legare il suo nome al primo film in cui l’attore protagonista viene sostituito alla fine delle riprese. A poche settimane dall’uscita nelle sale, con il trailer già nei cinema e su Internet, Kevin Spacey, protagonista del film ‘All the money in the world’ di Ridley Scott sul sequestro Getty del 1973, è stato ‘cancellato’ e sostituito con un altro, il quasi 88enne Christopher Plummer, chiamato a ripetere le scene girate dal collega 58enne che per quel ruolo si era sottoposto a un estenuante lavoro di make-up.
Ecco il trailer che non vedrete più
La scelta di Netflix
Pochi giorni fa anche Netflix aveva fatto delle scelte drastiche, seppure più comprensibili: dopo aver deciso di chiudere la fortunatissima serie tv ‘House of Cards’ alla quinta stagione, ha annullato la programmazione del film ‘Gore’ di Michael Hoffman nel quale Spacey interpretava lo scrittore Gore Vidal già terminato e che, per il momento, non verrà mandato nelle sale o in tv.
Come 'American Beauty' e 'I soliti sospetti'
Il nome dell’attore premio Oscar per ‘America Beauty’ (una storia di molestia su minori, guarda un po’) è oggi proibito e i produttori che inseguivano quell’uomo dall’immenso talento ora non ne vogliono più sentir parlare. Adesso Kevin Spacey è il diavolo, come quello di cui parla nel suo film più bello – che gli valse un altro Oscar, come miglior attore non protagonista – ‘I soliti sospetti’. A differenza di Keyse Soze, però, non è stato Spacey a convincere il mondo che non esiste. È stato il mondo, quello di Hollywood, a deciderlo.
Diritto all'indignazione e ipocrisia
La gente comune si indigna e, se crede, si scandalizza dei gusti e delle abitudini a molestare sessualmente i ragazzi dell’attore americano. Ed è giusto così. Come, forse, è giusto che una persona che deve la sua fortuna alla popolarità (accompagnata a un grande talento) cada in disgrazia quando questa cessa. Ciò che non è affatto accettabile, invece, è l’indignazione e la velocità con cui Hollywood ha epurato la sua ex star. Che Spacey fosse omosessuale era noto a tutti (tra i colleghi e tra i giornalisti). Così come, di certo, erano in pochi a Hollywood a ignorare i gusti sessuali dell’attore, il fatto che gli piacessero i ragazzi giovani. Nella moderna Babilonia, infatti, tutti sanno tutto. Ma nessuno parla, pena la cacciata dalla torre.
Kevin giù dalla torre
Se accade, come è stato per Weinstein e Spacey che qualcuno decide di rompere il muro di silenzio, allora a Babilonia parte la corsa a sganciarsi dall’accusato, a dichiarare la propria indignazione e a depennare il suo nome dall’agenda e – adesso – anche a cancellare il suo lavoro. Qualcuno ha provocatoriamente proposto di rigirare anche i film che ha interpretato sancendo per lui una ‘damnatio memoriae’ in stile antica Roma. Forse un po’ troppo, ma di certo a Hollywood qualcuno ci avrà pensato.