Racconta Mia Farrow nel suo libro di memorie 'Quel che si perde' pubblicato in Italia da Mondadori nel 1997 che nel 1987 scoprì di essere incinta di Woody Allen e il regista non ne fu propriamente entusiasta. Nella causa per l'affido dei figli, il giudice della Corte suprema nel 1993 scrive che il regista "durante questa gravidanza non toccò mai il ventre della signora Farrow né ascoltò il battito cardiaco del feto, né volle sentirlo scalciare. Data l'indifferenza mostrata durante la gravidanza - continua - la signora Farrow, ritenendo che il signor Allen provasse repulsione per il parto, chiese a un'amica di assisterla durante i corsi di preparazione".
"Dopo alcuni mesi di gravidanza - prosegue il giudice - la signora Farrow cominciò a essere meno disponibile verso il signor Allen. Dopo la nascita di Satchel, avvenuta il 19 dicembre 1987, se ne allontanò ulteriormente. Le cure che lei doveva prodigare a Satchel ridussero anche il tempo che poteva dedicare a Dylan. Il signor Allen cominciò a trascorrere più tempo con Dylan e il rapporto con la bambina si fece più intenso".
Come tutto ebbe inizio
Ecco come tutto ebbe inizio. Un rapporto tra padre e figlio mai iniziato, che diventò subito conflittuale come racconta la stessa attrice: "Satchel lo respingeva, ignorava la sua presenza... Quando il padre cercava di aiutarlo ad alzarsi o a coricarsi, lui sferrava calci e a volte gli graffiava il volto". Un rapporto mai nato, dunque, un contrasto alimentato - a detta anche del giudice - da Mia Farrow che "ha attratto su di sé gran parte dell'attenzione di Satchel" e non ha "incoraggiato i rapporti padre-figlio". "Concentrato com'era su Dylan - prosegue il giudice - il signor Allen non aveva il tempo e la pazienza di dedicarsi a Satchel".
Il tradimento e l'odio
Poi è arrivato il tradimento di Allen con Soon-Yi, figlia adottiva poco più che ventenne di Mia Farrow e le accuse di molestia all'altra figlia adottiva dell'attrice (con Woody Allen questa volta), Dylan Farrow, a suo dire abusata dal padre-regista il 4 agosto 1992 quando aveva 7 anni.
Di quell'episodio Mia Farrow scrive nel suo memoriale: "La baby-sitter aveva visto in casa mia qualcosa che l'aveva turbata. Mentre Casey e io eravamo fuori, la baby-sitter è andata nella saletta dove c'era il televisore alla ricerca di uno dei piccoli Pascal e aveva visto Dylan seduta sul divano che 'guardava fisso davanti a sé con espressione assente'. Woody era in ginocchio davanti a lei con la faccia affondata nel suo grembo. La baby-sitter aveva detto a Casey di essere rimasta scioccata perché era un atteggiamento intimo, una di quelle cose per cui, trattandosi di adulti, si dice: 'Oh, chiedo scusa'. Mi viene in mente che, quando era venuta a salutarci, Dylan era senza mutandine. Chiesi a Dylan, seduta ai piedi del mio letto: 'Woody ieri ti ha poggiato la faccia in grembo?' Era uno dei gesti che la psicologa gli aveva espressamente sconsigliato. 'Si', rispose lei".
"Afferrai la videocamera che avevo a portata di mano - prosegue il racconto - perché poco prima stavo riprendendo il piccolo Isaiah. Dylan prosegui dicendo che sentiva il suo respiro tra le gambe e Woody la stringeva alla vita e, quando lei aveva cercato di alzarsi, lui 'di soppiatto ha messo una mano qui [indicò il punto] e mi ha toccato e a me non è piaciuto per niente'. Mi raccontò che Woody l'aveva portata di sopra in soffitta e con un dito lei aveva toccato la parte intima. 'Non muoverti', le ha detto. 'Devo farlo. Se stai ferma andremo a Parigi. Non c'era nessuno. Mi baciava', continuò Dylan. 'Ero sudata dappertutto... dovevo fare come diceva lui. Sono una bambina e devi ubbidire ai grandi. Mi ha fatto male, proprio male quando mi ha infilato il dito dentro... Ha detto che solo così mi avrebbe dato una parte del suo film. Io non voglio avere una parte. Devo per forza recitare nel suo film? E lui continuava a spingere dentro..."
Un racconto drammatico e dettagliato, che però non ha alcun riscontro né medico (è stata esclusa qualsiasi violenza) né giudiziario. Nello motivazioni in cui regolava il rapporto tra Woody Allen e i figli, il giudice scrive di non aver prove concrete delle molestie, anche se ammetteva di nutrire riserve sul rapporto dell'équipe dello Yale-New Haven Hospital incaricato da Woody Allen della perizia. In particolare, "a differenza dell'équipe di Yale, non sono convinto che il videonastro in cui compare Dylan sia frutto di domande suggestionanti e della fantasia della bambina".
Il rapporto con Ronan e Dylan Farrow
Una storia brutta, con tanti dubbi e alcune certezze: Mia Farrow odia Woody Allen. Il regista è sempre stato un padre assente e poco amorevole (a parte con Dylan e Moses). Il rapporto con il suo unico figlio naturale Satchel Ronan O'Sullivan Farrow è sempre stato pessimo e il bambino lo ha sempre odiato. Woody Allen aveva un debole per la piccola Dylan che ha voluto adottare con Mia Farrow (come hanno molti padri con i figli). Satchel era legatissimo alla sorellastra Dylan di due anni più grande. Mia Farrow ha sempre messo i figli contro Woody Allen e questi non si è mai fatto amare da loro, soprattutto dopo aver sedotto ed essere andato a vivere con Soon-Yi, sorellastra di Satchel e Dylan. Questo lo scenario familiare. Poi c'è l'aspetto molestie. Una questione terribile che Mia Farrow ha portato alla luce e di cui però non è possibile capire dove finisca l'odio e dove inziia la verità. Al punto che lo stesso giudice, nelle motivazioni della sua sentenza di affido nel 1993 scrive: "Il rapporto del signor Allen con Dylan resta irrisolto. I dati da noi acquisiti fanno ritenere improbabile la riuscita di un'azione contro di lui con l'imputazione di molestie sessuali. Ma, a differenza dell'équipe dello Yale-New Haven Hospital, non sono del tutto certo che le prove dimostrino in modo conclusivo che non vi sono state molestie sessuali".
Poi la conclusione: "Probabilmente non sapremo mai ciò che è accaduto il 4 agosto 1992. Tuttavia le convincenti deposizioni della signora Farrow... e del signor Allen dimostrano che il comportamento del signor Allen verso Dylan era decisamente improprio e che è necessario prendere misure atte a proteggere la bambina".
Ombre e nebbia nelle accuse a Woody
Nessuna prova, dunque, a fronte di accuse fatte da una moglie tradita in maniera drammatica, una bambina di 7 anni che vive con la mamma. Poi c'è un bambino, che allora aveva 5 anni, che cresce nell'odio del padre. Una miscela esplosiva che, però, ha tardato molto a deflagrare. Lo ha fatto quasi 30 anni dopo le presunte molestie. E, dove non sono arrivati i giudici, ci ha pensato la giustizia sommaria del movimento MeToo per in quale le accuse equivalgono a sentenze. Un movimento che ha avuto inizio anche grazie a Satchel Ronan Farrow, figlio di Woody Allen e Mia Farrow, giornalista, che per primo ha raccolto le testimonianze delle attrici molestate da Harvey Weinstein dando il via al terremoto che ha travolto Hollywood e poi si è diffuso in tutto il mondo (in maniera per fortuna meno violenta e fanatica).
E così sono tornati di moda illustri molestatori che il tempo (e spesso anche le vittime, vere o presunte) avevano dimenticato. A farne le spese, oltre a Roman Polanski, anche Woody Allen. Contro di lui si è scagliato proprio il figlio, portando a compimento la vendetta di Mia Farrow. Un'accusa di molestie alla sorellina Dylan uscita dalle fitte nebbie del passato è stata riportata alla luce e, cavalcando il movimento MeToo, ha messo Woody Allen all'indice. Un caso del tutto anomalo della storia del 'terrore' integralista che ha travolto l'orco Weinstein (lui sì davvero un mostro e stupratore seriale) e il molestatore gay reo confesso Kevin Spacey: contro il regista newyorkese, infatti, non ci sono prove schiaccianti e i dubbi sono molti di più delle certezze. Però c'è Ronan Farrow, eroe del MeToo, che dopo 30 anni riporta in auge l'accusa all'odiato padre. E il mondo dello spettacolo Usa accetta il diktat.
Scatta la ghigliottina su Woody Allen
Prima Amazon ha deciso di non distribuire l'ultimo film del regista, 'Un giorno di pioggia a New York', poi la casa editrice Hachette Book ha rinunciato a pubblicare il libro di memorie di Woody Allen, dopo che 75 dipendenti avevano protestato con un sit-in davanti all'azienda e, soprattutto, dopo che Satchel Ronan O'Sullivan Farrow, che con Hachette, attraverso la divisione Little, Brown and Company ha pubblicato 'Catch and Kill', libro che ha dato il via al movimento MeToo, ha annunciato che avrebbe tagliato i ponti con Hachette, definendo la decisione dell'editore di vendere 'Apropos of Nothing', il libro di memorie del padre (e probabile autodifesa dalle accuse di molestie), "selvaggiamente poco professionale" che mostrava "una mancanza di etica e compassione per le vittime di abusi sessuali".
Nessuna possibilità di difesa
L'America toglie così a Woody Allen la possibilità di difendersi e lascia che l'infamante accusa resti senza replica in perfetto stile MeToo, dove la presunzione di colpevolezza (è l'accusato che deve dimostrare di essere innocente perché è 'colpevole fino a prova contraria') è la regola. In Italia, per fortuna, le cose vanno diversamente e l'isteria integralista lascia il passo alla ragione e alla presunzione d'innocenza: Lucky Red ha distribuito con successo il film mentre il 9 aprile la casa editrice 'La nave di Teseo' pubblicherà 'A proposito di niente'. Su Twitter la Publisher Elisabetta Sgarbi non ha voluto commentare la decisione della casa editrice Usa ma ha detto: "È mia intenzione rispettare gli accordi con l'autore e pubblicare 'A proposito di niente' di Woody Allen il 9 di aprile e spero che questo libro sia di aiuto alle librerie italiane in sofferenza in questo momento".