Fausto Brizzi, il regista romano accusato di aver molestato tante aspiranti attrici, tre delle quali lo avevano denunciato, è innocente. Ne è convinta la procura di Roma che ha chiesto di archiviare le accuse “perché il fatto non sussiste”. Il regista era stato iscritto nel registro degli indagati nello scorso mese di aprile. Le denunce riguardavano tre presunti episodi avvenuti nel 2014, 2015 e 2017.
Finisce una brutta storia da 'basso impero'
Brizzi, dunque, non ha molestato nessuno e men che meno ha stuprato o costretto a subire attenzioni sessuali le aspiranti attrici che sono andate a sostenere il provino nel suo studio. Finisce così una storia brutta brutta in cui l’Italia si è confermata provincia dell’impero (Usa) e ha mediaticamente individuato in Brizzi il suo Weinstein. Ma non è così: il produttore americano è stato arrestato (e momentaneamente rilasciato dietro cauzione milionaria) per stupro vero, mentre il regista di ‘Notte prima degli esami’ e Ex’ non ha semplicemente commesso il fatto di cui viene accusato.
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Adesso qualcuno deve chiedere scusa
E adesso, in attesa di leggere le inevitabili invettive da parte del movimento MeToo e di Asia Argento che per prima si è scagliata contro il “predatore” Brizzi, qualcuno dovrà chiedere scusa. Almeno questo. Anche perché la richiesta della procura di Roma è motivata con una frasetta piuttosto significativa: “il fatto non sussiste”. E non si tratta, quindi, di un’archiviazione per decorrenza dei termini per presentare la denuncia come paventava la stessa Asia, ma semplicemente perché le accuse sono prive di fondamento.
A partire dalla Warner Bros. Italia
L’elenco di coloro che dovrebbero scusarsi con Fausto Brizzi è lungo. Ma i principali sono noti. A partire dalla Warner Bros. Italia che ha trattato il regista con una violenza oscurantista e fanatica da medioevo: appena saputo delle accuse mediatiche ha deciso di togliere il nome di Brizzi dal trailer, dalla locandina e poi dai titoli del film in uscita di cui era sceneggiatore e regista, ‘Poveri ma ricchissimi’. In pratica lo ha 'cancellato'. Un po’ come quei vescovi che nel Medioevo hanno messo le ‘mutande’ ai nudi della Cappella Sistina perché offendevano il pudore.
Non solo: in un comunicato la Warner ha anche scritto di non voler avere più nulla a che fare col regista romano e di aver “sospeso ogni futura collaborazione con Fausto Brizzi che non verrà associato ad alcuna attività relativa alla promozione e distribuzione del film”. Una condanna senza appello. Una scelta sbalorditiva di cui ha beneficiato – sia detto per inciso – Luca Barbareschi che è corso da Brizzi, i cui film da sempre sono campioni d’incasso, per proporgli un contratto per tre film con la sua casa di produzione Casanova.
Continuando con la 'iena' Giarrusso
Dovrebbe chiedere scusa a Brizzi anche Dino Giarrusso, la ‘iena’ che ha montato il caso intervistando le presunte molestate (molte delle quali a viso coperto) e creando un circuito mediatico di condanna diventato sempre più imponente. Sia chiaro: non è il fatto che Giarrusso abbia intervistato aspiranti attrici che gli hanno raccontato di aver subito attenzioni indesiderate da Brizzi ad essere sbagliato. Ciò che è discutibile (eufemismo) è l’avere giocato mediaticamente facendo crescere l’attenzione e la gogna su “un regista romano ultraquarantenne autore di commedie” in cui tutti hanno subito individuato Brizzi. Di averlo accusato, di averlo messo alla berlina, di averlo condannato senza appello e senza dargli il beneficio del dubbio né la possibilità di smentire o confrontarsi con le sue accusatrici. Un modo di fare che evidentemente è piaciuto molto alla Rete che ha preso Brizzi a modello del molestatore seriale italiano alla stregua di Harvey Weinstein.
Ora Giarrusso, che sulla scia della notorietà venutagli da quel servizio per ‘Le Iene’ ha tentato la via politica candidandosi (e risultando anche uno dei pochi bocciati) con Movimento 5 stelle - dove peraltro è rientrato a ricoprire per un po’ la carica di capo della comunicazione di Roberta Lombardi alla Regione Lazio e ora aspira ad altri incarichi - dovrebbe chiedere scusa a Fausto Brizzi. Se non altro perché non ha mai avuto dubbi della sua colpevolezza mentre è del tutto evidente che avrebbe dovuto averne.
... e la pasionaria di MeToo Asia Argento
Dovrebbe chiedere scusa anche Asia Argento e le pasionarie di MeToo Italia che si sono scagliate contro Brizzi basandosi su un servizio di uno show televisivo. Asia, a ben guardare, dovrebbe chiedere scusa anche ad alcune sue colleghe, tra cui Cristiana Capotondi o Nancy Brilli, che hanno difeso Brizzi e sono state accusate di essere complici o peggio ancora.
Ma non i giornalisti (questa volta)
A questo elenco di persone che dovrebbero riparare a un torto fatto al regista romano, non inserisco i giornalisti. Stavolta, salvo ovvie e non irrilevanti eccezioni, si sono dimostrati equilibrati e insolitamente poco avidi di particolari piccanti o di gossip evitando di 'sbattere il mostro in prima pagina'. Sarà perché tutti conoscono Fausto Brizzi da anni e tutti sanno che può essere un ingenuo, può essersi dimostrato superficiale e presuntuoso, poco professionale, magari anche inebriato dal successo e intontito dalla popolarità. Ma nessuno crede o ha mai creduto che abbia davvero abusato delle ragazze o le abbia costrette a subire attenzioni sessuali non volute.
Quello che ha fatto durante i provini nello studio rientra nella sfera privata ed è argomento che interessa (ha interessato e forse interesserà) la moglie e lo stesso Fausto. E basta. Con buona pace di MeToo e dei fanatici del Terzo Millennio.