La rivoluzione francese portò libertà ed eguaglianza in Francia e nel mondo, lasciò in eredità ai posteri la ghigliottina e diede vita a un anno (due in verità) di terrore: il 1793 che causò oltre 16.500 esecuzioni (c’è chi parla di 70 mila). Il simbolo di quel periodo in cui l’uomo si fece dio e decise di mondare dei peccati della nobiltà la Francia fu Robespierre. Il grande inquisitore e boia che mandò a morte migliaia di aristocratici e nobili e fu vittima del suo stesso terrore e morì ghigliottinato il 28 luglio 1794.
Il terrore creato da MeToo
Oltre due secoli dopo il ‘terrore’ si identifica in un movimento, MeToo, nato in America sulla scia delle accuse di molestia al produttore e proprietario della Miramax, Harvey Weinstein, cui massima rappresentante è diventata Asia Argento. La figlia del re dell’horror italiano, Dario, famosa più per i suoi eccessi che per i suoi film, è stata una delle grandi accusatrici di Weinstein contribuendo alla sua distruzione (economica e umana) e continuando ad attaccarlo ogni volta che ha potuto (l’ultima volta al festival di Cannes).
E’ diventata il simbolo del movimento neofemminista MeToo che si batte contro le molestie sessuali contro le donne e la paladina della nuova giustizia che rivoluziona il diritto: dopo oltre duemila anni l’accusato non è più innocente, ma diventa colpevole fino a prova contraria.
Da Weinstein a Fausto Brizzi
La semplice accusa di molestie diventa ora un marchio indelebile che provoca la sua rovina economica e l’emarginazione. Inutile dire che le prove non servono. Bastano l’accusa e il sospetto. E così le vittime negli ultimi mesi si sono moltiplicate, anche se i ‘colpevoli’ si contano sulla punta delle dita e l'unico vero 'orco' è risultato il primo, Harwey Weinstein. Ma molti sono i professionisti che hanno visto la loro vita distrutta. E contro tutti si è sempre scagliata Asia Argento. Anche contro Fausto Brizzi, accusato (ma sui social e per Asia era sicuramente così) di aver abusato di un numero imprecisato di aspiranti attrici. Il regista romano è finito all’inferno: via nome dal film della solerte Warner Bros., è diventato un ‘intoccabile’ ed è scomparso. Fino a quando la giustizia non ha fatto il suo corso è ha detto che quelle accuse erano infondate.
Adesso il terrore scatenato da MeToo e il ribaltamento del principio di giustizia si rivoltano contro la stessa Asia. Accusata dal New York Times di aver pagato un ex attore ragazzino, Jimmy Bennett, per il suo silenzio dopo averlo costretto a fare sesso quando lui aveva 17 anni e lei 36.
Quanto sono credibili le accuse ad Asia?
Fermo restando che chi scrive è stato (molti anni fa) un adolescente 17enne e sa bene che è difficile immaginare che un ragazzo in piena esplosione ormonale subisca malvolentieri le attenzioni sessuali di una trentenne disinibita, sensuale e assatanata, la storia è emblematica. Le accuse non stanno in piedi, ma in America per violenza sessuale su minore si va in carcere e quindi è abbastanza logico pensare che Asia, consigliata dal suo compagno, Anthony Bourdain, abbia deciso di pagare (380 mila dollari!) quanto chiesto dal team dell’ex attore per evitare guai. Quella storia però ora è arrivata al giornale simbolo della lotta alle molestie (dopo essere rimasto scottato dal New Yorker che per primo ha pubblicato gli articoli di Ronan Farrow su Harvey Weinstein che hanno dato il via al movimento) e su Asia si è scatenato l’inferno.
La 'gogna' mediatica
Chi scrive ha sempre odiato i giustizialisti e i processi sommari, credendo fermamente che in un paese civile, in un mondo civile, le prove servono per dimostrare la colpevolezza, non per dimostrare la propria innocenza. Per questo stavolta sto con Asia Argento. Tante volte l’ho criticata per la sua guerra integralista e le sue posizioni estreme. Stavolta la difendo, anche se è ovvio che è vittima di un clima che lei stessa ha contribuito a creare.
Ieri Asia si è difesa dicendo che è in atto una persecuzione e che non ha mai fatto sesso con l’attore, mentre i soldi erano un semplice aiuto a un amico in difficoltà. Ma l’autodifesa, come accaduto sempre con altri presunti molestatori, viene accolta con scetticismo se non con dubbio palese dai social e dalla stampa. E lo stesso New York Times che ha tirato fuori la storia scrive oggi che l’attrice "è stata oggetto di un'ampia e feroce gogna sulle prime pagine praticamente di tutti i quotidiani, con titoli spietati come Asia Weinstein”. E ancora che "lo scandalo Asia Argento ha aperto la caccia grossa al movimento #MeToo in Italia".
Un bene per il movimento MeToo
Indipendentemente da come finirà questa storia, che appare comunque piuttosto chiara nella dinamica, al di là delle accuse e della difesa, sono convinto che per il movimento MeToo sarà un bene. A differenza del prestigioso NYT, credo che un po’ di sano realismo e di confronto con la realtà porterà il movimento e le sue pasionarie rappresentanti ad abbassare i toni e tornare a combattere una battaglia di civiltà senza essere incivili. Chiedere rispetto per le donne, pretendere che i molestatori vengano puniti, che non ci siano ‘tasse sessuali’ da pagare da parte delle donne per lavorare è una battaglia sacrosanta. E deve andare avanti. Senza però perdere di vista le regole civili e senza considerare sempre e comunque gli uomini fondamentalmente malati di sesso. Se si vuole rispetto, bisogna avere rispetto. Sempre.