Ivan è il nome di fantasia di un dodicenne omosessuale vittima di bullismo il cui tema d'italiano è stato pubblicato domenica scorsa da Repubblica. Nelle ore successive diverse persone hanno chiesto a me, prete: se tu fossi stato l'insegnante di religione nella scuola di Ivan, cosa avresti fatto? Queste sono le vere domande da fare agli uomini di Chiesa quando si parla di persone omosessuali e non, come invece accade purtroppo troppo spesso, "come si fa a rendere compatibile l'accoglienza delle persone LGTB di cui parla Papa Francesco, con il Catechismo".
Se io fossi stato il prete della scuola di Ivan mi sarei vergognato, sarei andato in crisi e forse mi sarei dimesso per lo meno dalla scuola. Perché i bambini omofobi che hanno bullizzato Ivan, con tutta probabilità sono quasi tutti battezzati figli di genitori battezzati.
Il Vangelo non parla mai degli omossessuali
Gesù nel Vangelo non parla mai degli omosessuali, con l'eccezione che dirò più sotto, perché essi sono inclusi nella sua chiarissima volontà di raggiungere tutti gli margini e di includerli: non importa se omosessuali o altro. In questo senso la storia di Zaccheo è esemplare. Era il più importante esattore fiscale di Gerico e quindi era anche considerato il maggior peccatore della città. Gesù quando lo incontra non grida: “Peccatore!” ma dice: “Devo venire a casa tua oggi!” E lo stesso avviene con tante altri nelle medesime condizioni. Per Gesù prima viene il contatto con lui e quindi con la comunità, poi viene la conversione.
Ecco poi ora quanto anticipavo quando dicevo che forse non è affatto vero che nel vangelo Gesù non parli mai dell'inclusione degli omosessuali. C'è un'ipotesi - che per me è una certezza - che lo spiega: ed è il fatto che Gesù stesso per più di vent’anni della sua vita sia stato a propria volta discriminato come omosessuale, pur senza esserlo. La fonte è Joachim Gnilka, esperto mondiale indiscusso e ammirato anche da Joseph Ratzinger. Nel suo libro – Gesù di Nazareth, ed. Paideia – questo signore dà ragione del perché Cristo, quando parla del suo celibato, usa non la parola che ho usato ora io - celibato - o altre simili ma “eunuco”: termine dispregiativo anche allora che indicava l’impotente e il castrato.
'Ivan' ha subito le stesse accuse di Cristo
Cristo, secondo Gnilka, starebbe usando verso coloro che lo chiamavano così l’arma dell’ironia. “Coglie nel segno l’ipotesi che qui si abbia a che fare con un attacco diretto contro Gesù. Egli fu ingiuriato come eunuco dai suoi avversari per la sua vita celibe” (p. 227). Bisogna sapere infatti che “all’interno del giudaismo la scelta di Gesù di rinunciare ad avere moglie e figli era scandalosa” (p. 227) e incomprensibile. Un uomo che conduceva una normale vita di lavoro a casa propria con i genitori e che non spiegava perché andava contro la tradizione non sposandosi, non poteva che essere considerato un omosessuale. Pertanto la bullizzazione che ha patito Ivan dodicenne è la stessa che Gesù ha patito per tutti gli anni della sua vita a Nazareth: anni in cui inspiegabilmente rifiutava di sposarsi.
Se fossi stato pertanto il prete di una comunità scolastica che marginalizza ed esclude i diversi mi sarei quindi davvero messo in crisi: mi sarei chiesto perché non avessi riconosciuto in Ivan quel Gesù che predico e dico di amare.