Il terremoto di magnitudo 4.0 circa verificatosi a Casamicciola il 21 agosto 2017 causò due vittime e circa 50 feriti. Furono anche sfollate circa 2600 persone.
Ingentissimi i danni alla principale se non unica attività economica dell’isola: il turismo. Danni che continuano ad aver tuttora effetti gravi. Stime di operatori turistici hanno quantificato l’effetto delle disdette delle prenotazioni, effettuate subito dopo l’evento sismico, in 40 milioni di euro per l’isola d’Ischia e in 120 milioni per le attività dell’intera Regione. Si stima che 20.000 persone hanno perso il lavoro senza poter usufruire di ammortizzatori sociali. Oltre 2000 aziende medie e piccole rischiano la chiusura.
In mancanza di valutazioni scientifiche serie sull’evento, sui media comincia una vera e propria diffamazione di Casamicciola e dei suoi abitanti: a Ischia gli edifici sarebbero fatiscenti e più o meno tutti abusivi. Verrà scoperto con grave ritardo che le caratteristiche del terremoto, benché modesto, giustificano gli effetti osservati anche su edifici ben costruiti. Si è danneggiato così, gravemente e ingiustamente, una comunità che ha nel turismo la sua fonte principale di sostentamento .
Lo scorso periodo natalizio l’isola d’Ischia ha registrato una preoccupante diminuzione di presenze. Le previsioni per la primavera-estate 2018 evidenziano una grave riduzione di prenotazioni che potrebbe determinare un calo dal 30 al 60% del fatturato complessivo.
Queste considerazioni sono contenute nel Decreto n. 31 del 5 aprile scorso della Regione Campania riguardante la bocciatura della creazione di un impianto per lo sfruttamento dell’energia geotermica a Ischia.
I tanti turisti che amano trascorrere le loro vacanze a Ischia sono consapevoli, come lo sono gli Ischitani, che l’isola è da considerarsi un’area vulcanica attiva a tutti gli effetti. Il terremoto del 21 agosto non ha quindi tanto meravigliato in quanto tale. Quello che ha fortemente preoccupato e continua a preoccupare è che a fronte del possibile accadimento di fenomeni eruttivi o di fenomeni sismici in possibile fase pre-eruttiva il sistema di sorveglianza non ha funzionato anzi è apparso decisamente inadeguato aggiungendo confusione a confusione.
La localizzazione e la grandezza di un evento modesto come quello del 21 agosto scorso, che normalmente richiede pochi minuti, è stata modificata varie volte senza spiegazioni ragionevoli. Valori definitivi e accettabili si sono avuti solo quattro giorni dopo l’evento, durante una riunione organizzata dalla Protezione Civile.
Ciò non toglie che incomprensibilmente il presidente dell’INGV nei mesi successivi ha continuato a sostenere in documenti ufficiali la correttezza della sua iniziale valutazione: scossa in mare lontana da Ischia nella profondità della crosta terrestre. E questo continua malgrado sia uscito su una prestigiosa rivista scientifica un lavoro che in modo rigoroso dimostra al di là di ogni dubbio che la scossa si è verificata esattamente sotto Casamicciola a una profondità di appena 800 metri.
Sui principali giornali locali sono apparse notizie di disaccordi fra i ricercatori e critiche sull’utilizzo della strumentazione in possesso dell’Osservatorio Vesuviano, sezione campana dell’INGV, che ha come compito fondante e caratteristico la sorveglianza geofisica di un’area molto antropizzata ed estremamente complessa.
Tutto ciò premesso è doveroso ricordare che, malgrado tutto, il Dipartimento della Protezione Civile come sempre ha operato benissimo dopo il terremoto. Purtroppo i vertici dell’INGV non sono sembrati all’altezza di una situazione tanto delicata. La mancanza di informazioni tempestive, chiare e precise sull’evoluzione del processo ha certamente contribuito all’esodo in massa dei turisti e a tutte le conseguenze negative che ne sono discese. Sarebbe stato utile dire subito che il terremoto era avvenuto esattamente sotto Casamicciola e che riguardava soltanto una frazione molto ridotta dell’isola. Un’affermazione che avrebbe potuto esser fatta senza problemi se si fosse conosciuta la sismicità ischitana che nei terremoti più rilevanti del passato ha mantenuto sempre le stesse caratteristiche.
La storia geodinamica di Ischia mostra infatti che terremoti più o meno di magnitudo 4.0 si verificano raramente ma sempre nello stesso luogo per ben note ragioni di natura vulcanologica. Ben note a tanti ma evidentemente non a coloro che hanno gestito le analisi dei dati e la comunicazione dell’evento la notte del 21 agosto 2017.
La questione avrebbero dovuto riguardare sia il Dipartimento Terremoti che Dipartimento Vulcani dell’INGV e i loro vertici. Queste gravi mancanze e le conseguenti sottovalutazioni sono imputabili a tutta la dirigenza dell’Istituto che per sua stessa definizione ha il compito e la responsabilità della sorveglianza di tutto il territorio nazionale 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno comprese le feste e le vacanze estive.
La sorveglianza fatta correttamente, farebbe sentire protetta la gente che, per le ragioni più diverse, si trova sull’isola. Invece il comportamento “incerto” durante le ore successive il terremoto dell’agosto 2017 ha fatto sì che la gente si sentisse non adeguatamente informata il che, è ben noto a chi si occupa di questioni connesse alla Protezione Civile, la porta automaticamente a sospettare che addirittura si nasconda qualcosa di più grave. Da qui la fuga dei turisti e la cancellazione delle prenotazioni.
Sarebbe stato auspicabile che l’INGV in questi ultimi anni avesse migliorato il sistema di sorveglianza al meglio delle tecnologie disponibili. Purtroppo un piccolo terremoto recente, del 5 aprile 2018, ha mostrato che più di sette mesi dopo l’evento di Casamicciola la situazione del monitoraggio è tuttora inadeguata.
Non si può poi non ricordare che già il 30 agosto di due anni fa, un terremoto di magnitudo 2.4 aveva fatto impaurire turisti e ischitani, per fortuna senza vittime o danni gravi. La scossa fece infuriare i giornalisti che si resero conto che il monitoraggio non era adeguato, addirittura non funzionante. Negli ultimi venti mesi nulla o quasi è stato fatto per migliorare la situazione del monitoraggio: addirittura fulmini atmosferici vengono tuttora confusi con terremoti o viceversa.
La scusa più usata per giustificare questo stato delle cose è la mancanza di fondi il che porterebbe a sospettare distrazione di fondi pubblici visti i notevoli finanziamenti ricevuti da fonti regionali e nazionali dall’INGV per il potenziamento dell’Osservatorio Vesuviano.