In ambito biomedico l’Italia è stata ed è tuttora nota per gli importanti contributi scientifici, nonostante ad oggi non sia stato possibile fornire agli scienziati le risorse che altri paesi industrializzati hanno dedicato e dedicano. La forza morale e scientifica dei giovani ricercatori italiani è tuttora da sottolineare per la loro capacità di coniugare metodi e tecnologie di carattere innovativo con importanti avanzamenti nella conoscenza della patogenesi e della cura della malattia. Nell’era delle omiche, appannaggio oggi di una cultura da un lato traslazionale e dall’altro multidisciplinare, i giovani ricercatori stanno sviluppando idee altamente innovative che portano a prodotti e risultati a diretto impatto sulla salute del paziente.
La super Tac arriva in Italia, al Monzino!
— C. C. Monzino (@CCMonzino) 31 marzo 2015
Leggi l'intervista del Dott. Daniele Andreini http://t.co/tuzwtgoF8g pic.twitter.com/1FKSRgtKEe
In quest’ambito negli anni sono stati raggiunti traguardi molto importanti nella cura del paziente in ambito cardiovascolare a livello mondiale, italiano, milanese e anche nel nostro IRCCS.
Mi piace in particolare menzionare due ricerche che certamente produrranno dei risultati concreti sia nella cura delle miocardiopatie sia in quella della diagnosi e cura del paziente con scompenso cardiaco.
La scoperta delle cellule della cardiomiopatia
Una ricerca condotta al Centro Cardiologico Monzino e pubblicata sull’European Heart Journal ha svelato un meccanismo chiave implicato nella genesi della cardiomiopatia aritmogena, una malattia genetica che colpisce giovani e atleti e rappresenta la causa più diffusa di morte improvvisa.
La cardiomiopatia si evolve con un progressivo accumulo di grasso nel cuore, che ne impedisce il corretto funzionamento e dà origine a cortocircuiti elettrici che possono determinare l’arresto cardiaco. I ricercatori hanno individuato per la prima volta la componente cellulare responsabile di questo accumulo, chiarendone i meccanismi implicati. Non esistono purtroppo attualmente farmaci capaci di rallentare o arrestare la progressione di questa malattia, ma queste cellule rappresentano al contempo un interessante bersaglio terapeutico e una piattaforma di studio per nuovi farmaci.
La proteina per diagnosticare lo scompenso cardiaco
In esemplare sforzo congiunto, medici e ricercatori del Centro Cardiologico Monzino hanno individuato una proteina, chiamata SP-B, prodotta esclusivamente dal polmone, che è in grado potenziare gli strumenti diagnostici in campo cardiovascolare. In una sindrome molto complessa, quale è lo scompenso cardiaco, l’analisi dei livelli plasmatici di SP-B si è dimostrata, in seguito a studi unici al mondo, di diagnosticare con accuratezza e precisione il grado di severità di questa patologia e di predire l’efficacia del trattamento farmacologico con una potenza superiore rispetto a tests funzionali che, essendo di difficile esecuzione, non sono di disponibili in tutti i centri ospedalieri e non possono essere effettuati in tutti i pazienti a causa delle loro condizioni cliniche compromesse.
Secondary structure and orientation of the surfactant protein SP-B in a lipid environment: A Fourier… https://t.co/PqKVf3gEUE #EurekaMag
— EurekaMag (@EurekaMag) 29 ottobre 2016
Questa ricerca, che è stata riconosciuta dal Ministero della Salute come meritevole di finanziamenti importanti, sarà ora estesa ad altri Centri IRCCS italiani per la sua conferma definitiva come “marcatore” di malattia e per la sua introduzione in campo clinico diagnostico.
Questa scoperta è il frutto della dedizione dei medici e dei ricercatori italiani per la cura dei malati e sono la dimostrazione che una sinergia di intenti e di conoscenze possono portare a grandi risultati.
Elena Tremoli
Direttore Scientifico Centro Cardiologico Monzino