Lo sviluppo sostenibile è un tema chiave a livello internazionale e non a caso l’Europa ha elaborato una sua strategia che tiene conto di aspetti economici, sociali e ambientali insieme, in una logica di integrazione e inclusività e in linea con i 17 obiettivi delineati nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Quest’ultima rappresenta un riferimento strategico di carattere globale con il quale la sostenibilità va oltre le sole questioni ambientali, per quanto di fondamentale importanza, e va perseguita secondo una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo, che deve essere inclusivo, sostenuto dalla tecnologia, e deve migliorare le condizioni di vita di tutti. Dignità umana, stabilità regionali, un pianeta sano, società eque e resistenti, prosperità economica sono alcune delle priorità dell’UE a favore dello sviluppo sostenibile che, in questa più elaborata, attenta e in generale inclusiva prospettiva di crescita, pone molta attenzione anche alle sue aree più marginali, compresi i piccoli borghi.
I piccoli borghi, spesso infatti non del tutto davvero integrati rispetto ai territori a cui appartengono, sono rappresentativi di una grande frazione delle aree popolate in tutto il mondo di cui è necessario riflettere e realizzare le aspirazioni in termini di economia sostenibile, transizione green, nuovo turismo qualificato e connessioni logistiche. Nei piccoli borghi, e ancora di più in quelli insulari, la transizione energetica non è ad esempio spesso tecnologicamente sostenibile.
“Verso un’industria europea sostenibile, incentrata sull’uomo e resiliente, dobbiamo forse poter e saper tornare ai villaggi, per ripensare l’umanità. E come “consentire” ai cittadini di vivere in un piccolo ambiente intelligente senza servizi e tecnologie? Anche i piccoli borghi devono essere interessati da una grande trasformazione, smart e digitale: aspetti di grande complessità in territori spesso marginali, al centro del Mediterraneo che necessita di grande attenzione anche dal punto di vista ambientale e non solo”, spiega Paolo Dario, Prorettore all’Innovazione della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che insieme a me ha ideato il concetto di Sostenibilità aumentata dandogli un focus sul Mediterraneo, bacino di scambi, integrazioni, culture e attraversamento di importanti flussi migratori, oltre che ecosistema ambientale di fondamentale importanza per gli equilibri climatici dell’intero pianeta, con un messaggio di rispetto per la Natura, umana e ambientale.
A raccogliere l’‘appello’ per il nuovo paradigma di Sostenibilità aumentata la comunità scientifica italiana coinvolta nel convegno Ustica Blue Days – La sostenibilità dal centro del Mediterraneo, svoltosi sabato 24 luglio), in un incontro che ha chiamato a raccolta alcuni dei più rilevanti ricercatori italiani per dialogare in maniera trasversale sulle potenzialità offerte da nuove tecnologie, nuove forme di organizzazione e di tessuto urbano e possibili forme di economia sostenibile.
Con un Comitato Tecnico Scientifico di prestigio, rappresentato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, dal CNR, dall’Università di Palermo e dall’Area Marina Protetta dell’Isola di Ustica, la manifestazione Ustica Blue Days – programmata sin da subito come un appuntamento annuale, co-organizzata da Comune di Ustica, Area Marina Protetta del Comune di Ustica con numerosi patrocini tra i quali quello della Regione Siciliana, di Lega Navale Italiana, di WWF e Legambiente – si è suddivisa nei tre pillar di Ambiente e territorio, Sport e sfide (con la staffetta a nuoto “30 miglia per Ustica”) e Ricerca scientifica, con l’obiettivo di creare un dibattito sul ruolo che robotica, biologia marina, architettura, scienza, ambiente, economia e persino sport possono avere per un mondo sostenibile non solo nella tradizionale accezione ambientale, ma come concetto più ampio di inclusività e valorizzazione della diversità, servizi e infrastrutture, tecnologie emergenti per le transizioni ecologica ed energetica che consentono di realizzarlo.
Maurizio Carta, di recente nominato Delegato alla Terza Missione dell’Università di Palermo, oltre che Urbanista e Architetto, ha approfondito il concetto di una nuova etica per la progettazione territoriale che consenta di ridisegnare i territori in ottica sostenibile sulla base di nuove relazioni strettamente intrecciate tra città, porti e aree costiere come elemento chiave per una riconfigurazione di aree urbane in ottica “liquida”, per risolvere le fragilità del paesaggio costiero e ridurre l’impronta ecologica urbana.
Una tesi ribadita da Marco Faimali, Direttore di IAS-CNR, Presidente dell’Area della Ricerca del CNR di Genova e docente di Ecotossicologia Marina all’Università di Genova, che si occupa da oltre 20 anni di complessa interazione tra le attività umane e l’ecosistema marino in un’ottica di sostenibilità integrale mettendo a confronto Uomo e mare nella dicotomia di equilibrio possibile o utopia, con un vero e proprio viaggio della nostra specie su questo pianeta, in cui l’uomo e le sue attività sono le principali cause delle modifiche ambientali e climatiche. Una riflessione su uno dei grandi temi, il rapporto tra uomo e ecosistema che oggi più che mai impone una analisi approfondita di una delle scomode eredità di questa nuova era – l’inquinamento da plastica – e una ricerca di soluzioni non più procrastinabile.
La stessa Ustica, da sempre considerata un paradiso naturalistico per habitat ed ecosistemi particolarmente ricchi di specie, la più antica area marina protetta e tra le più grandi d’Europa, con questa iniziativa vuol porsi come il baricentro di una nuova narrazione di ‘benessere’ che faccia della bandiera della sostenibilità “aumentata” una sua nuova identità, legata a quella del Mediterraneo al centro del quale si trova, in un crocevia di storia e cultura millenarie ed ecosistemi marini, ma anche a una salvaguardia di biodiversità e habitat naturali.
Nell’era della connessione tra sistemi fisici e digitali, dei Cyber Physical System, dell’Internet of Thing, dei Big Data e del Cloud, dell’Intelligenza Artificiale collegata alle tecnologie abilitanti 4.0, la quinta rivoluzione industriale sarà quella che tornerà all’uomo: la rivoluzione “human centric”, sostenibile e resiliente, dove la sostenibilità segnerà il ritorno all’uomo e alla natura.