Dopo pochi giorni, un nuovo afflusso di aria artica spazza la penisola facendo tornare la neve a quote collinari e portando di nuovo piogge e vento. Se nel weekend del 5-6 maggio erano stati gli Appennini e le prealpi orientali a veder cadere la neve fino a quote insolitamente basse, con qualche fiocco visibile fino in pianura, oggi che è metà maggio è la Corsica a veder nevicare a poco più di trecento metri, con disagi nelle zone più elevate.
In mezzo, piogge abbondanti hanno colpito l’appennino tosco-emiliano con conseguenti esondazioni fluviali e danni ingenti tra Modena e Rimini. Anche le colture lamentano danni da freddo e pioggia, tanto è vero che in Alto Adige da giorni si tenta di evitare le brinate accendendo candele nei vigneti. E non stanno meglio gli apicoltori, che hanno visto crollare le produzioni di miele in quanto le api, con pioggia e freddo, non volano e non mangiano, spesso morendo letteralmente di fame.
Direi che è il mese di maggio del 1957 è il momento in cui è avvenuto un evento simile con valori simili nelle stesse località - poi ci sono stati casi isolati ma molto localizzati, e comunque in epoca recente pochissimi casi di freddo intenso mentre l’unica nevicata maggiolina a bassa quota è avvenuta nel 1987. Va segnalato che prima del 1957 tuttavia casi simili si sono registrati altre volte - da allora non più.
Mentre in Italia molti si interrogano sull’eccezionalità del freddo fuori stagione e contano i danni, nella stessa Europa altre nazioni fanno invece i conti soprattutto con ondate di caldo altrettanto anomale. Sulle coste russe prospicienti al mar glaciale artico, che deve il suo nome alla presenza abituale del ghiaccio nella stagione fredda, si sono superati i 30 °C, con anomalie superiori ai 15 °C rispetto ai valori medi. Temperature superiori ai 30 °C si sono anche registrate tra Spagna e Portogallo. Si tratta di correnti di risposta di aria calda che dalle latitudini subtropicali fluiscono verso nord fino al circolo polare.
Sebbene la presenza di eventi anomali come questi possa far pensare al cambiamento climatico, è bene ribadire la differenza clima e meteorologia. Il clima riguarda sempre analisi effettuate su lunghi periodi di tempo a grande scala, mentre in questo caso stiamo parlando di un fenomeno di breve durata (qualche settimana) che coinvolge una piccola porzione di Europa. Quindi non possiamo dire che gli afflussi di aria artica che stiamo sperimentando in questi giorni siano conseguenza del cambiamento climatico, così come non lo sono le ondate di calore su Spagna e Russia.
Tuttavia è anche vero che, come affermato da Stefan Rahmstorf, fisico dell’Università di Potsdam, in Germania, i cambiamenti climatici già in corso, che coinvolgono pesantemente proprio le zone polari settentrionali, potrebbero avere come effetto quello di destabilizzare il vortice polare stratosferico e rendere così più frequenti le colate di aria fredda dalle latitudini polari fino alle medie latitudini, come quella che stiamo vivendo, e le conseguenti ondate di caldo al loro fianco. Tra un trentennio potremo analizzare le statistiche relative a questo periodo verificando questa ipotesi, comunque realistica e basata su dinamiche fisiche del sistema climatico terrestre.
In conclusione, il freddo di questi giorni non è causato direttamente dal cambiamento del clima, ma potrebbe rappresentare un fenomeno via-via più ricorrente (magari non sempre nelle stesse zone) al quale potremmo doverci abituare in un prossimo futuro.