Al summit sul clima in Polonia è stato approvato il Katowice Climate Package, il manuale di istruzioni per applicare l’accordo di Parigi. È il risultato di una Cop complicata, a causa di complessità tecniche e di un contesto internazionale difficile. Dopo oltre due settimane di negoziati tesi, è stato adottato il testo che indica la strada per affrontare e ridurre i cambiamenti climatici. Ecco qualche spunto sui principali risultati, che saranno approfonditi da Lucia Perugini, Eleonora Cogo e Federico Brocchieri che, dopo la loro diretta partecipazione alla Conferenza di Katowice, ne spiegheranno gli esiti e le ripercussioni sul futuro durante il webinar dal titolo "I negoziati sul clima a Katowice: esiti della Cop24", venerdì 21 dicembre ore 11 (per partecipare, basta iscriversi qui).
Cosa è stato approvato e cosa no (per ora)
Il compito principale della Cop24 era di adottare il cosiddetto “regolamento di Parigi” (Paris rulebook): una serie di regole e linee guida comuni necessarie per mettere in pratica l’accordo sul clima del 2015 e trasformarlo in un quadro globale operativo.
Le discussioni a Katowice e durante i precedenti vertici sul clima si sono concentrate su dettagli molto tecnici e complessi, tra cui diverse questioni spinose, come i criteri di trasparenza che i Paesi devono rispettare per comunicare gli impegni di riduzione delle emissioni, e le disposizioni in materia di finanza climatica. Questioni che hanno reso incerto il successo della Cop24 fino alle ultime ore.
L’intesa raggiunta a Katowice (ribattezzata Katowice Climate Package) istituisce un sistema comune di rendicontazione delle emissioni e di valutazione dei piani climatici nazionali (NDCs), che si applica a tutti i Paesi. Un risultato per nulla scontato dato che durante i negoziati precedenti, dal 2015 in poi, gran parte delle tensioni emergevano dalla tradizionale differenziazione (in termini di impegni e responsabilità) tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo. Secondo gli osservatori, la cooperazione tra i negoziatori europei e la delegazione cinese è stata decisiva per superare lo stallo.
In un documento di 133 pagine, le decisioni prese a Katowice stabiliscono che i Paesi devono usare i criteri di rendicontazione e metriche conformi alla prassi dell’IPCC, e scadenze temporali comuni per le misure da attuare a partire dal 2031. Le informazioni sugli impegni climatici nazionali saranno raccolte in un registro pubblico, che verrà creato nel corso del 2019. Nel frattempo, si continuerà ad utilizzare l'attuale registro provvisorio gestito dall’UNFCCC (NDC Interim Registry). Gli impegni nazionali includeranno dettagli aggiornati sulle misure di mitigazione e adattamento e sul sostegno finanziario all'azione per il clima nei Paesi più poveri.
L’intesa comprende anche linee guida sul processo per stabilire nuovi obiettivi in materia di finanziamenti per il clima dal 2025 in poi, e disposizioni per includere aspetti relativi a perdite e danni causati dai cambiamenti climatici sia nel global stocktake previsto nel 2023, sia nelle norme di rendicontazione e trasperenza.
Lo stallo sul funzionamento dei sistemi di scambio di emissioni post 2020 (relativo all'articolo 6 dell'accordo di Parigi) ha rischiato di fare deragliare i negoziati della Cop24 fino alle ultime ore. L'accordo di Parigi prevede che i Paesi possano usare anche “meccanismi di mercato” per raggiungere gli obiettivi nazionali di mitigazione, ma a Katowice è stato impossibile trovare un accordo sui criteri per evitare il doppio conteggio delle riduzione delle emissioni, garantire l'integrità ambientale delle misure sottostanti le quote e rendicontare i trasferimenti in modo trasparente. Secondo media e osservatori, il Brasile ha spinto per regole meno stringenti sul sistema di scambio delle quote, nonostante la forte opposizione di molti altri Paesi. La definizione delle norme relative all'articolo 6 è stata rinviata alla prossima sessione UNFCCC, nel giugno 2019, con l'obiettivo di completare il quadro normativo alla Cop25.
Parole che contano
Oltre alle accese negoziazioni sul rulebook, sono emerse ulteriori tensioni su come la conferenza avrebbe dovuto prendere atto del recente rapporto dell’IPCC sul limite di 1.5°. Stati Uniti, Arabia Saudita, Russia e Kuwait si sono opposti alla formula che nelle decisioni finali avrebbe “accolto con favore” (welcome) la relazione dell’IPCC, che mette in evidenza la necessità di cambiamenti “rapidi e senza precedenti” per limitare l'aumento della temperatura media globale entro la soglia più stringente stabilita a Parigi. Con una soluzione di compromesso, la dichiarazione finale accoglie con favore il "completamento puntuale" del rapporto e invita i Paesi a farne uso.
Cop24: successo o fallimento?
Patricia Espinosa, segretaria esecutiva dell’Unfccc, ha definito l’esito della Cop24 come "un risultato eccellente", nonostante le questioni rimaste in sospeso. "Il sistema multilaterale ha prodotto un risultato solido. Questa è una tabella di marcia per la comunità internazionale per affrontare in modo decisivo i cambiamenti climatici ", ha affermato Espinosa. "Le linee guida su cui le delegazioni hanno lavorato giorno e notte sono equilibrate e riflettono chiaramente la distribuzione delle responsabilità tra le nazioni del mondo. Tengono conto del fatto che i Paesi abbiano capacità e condizioni economiche e sociali diverse, e creano il fondamento per aumentare l’ambizione”.
Laurence Tubiana, tra i principali artefici dell'accordo di Parigi, ora alla European Climate Foundation, ha dichiarato alla BBC che l'intesa è un grande passo avanti per l’accordo del 2015. "Era fondamentale avere un buon sistema di trasparenza, perché crea fiducia tra i Paesi e permette di misurare ciò che viene fatto".
Tuttavia, commenti in senso più critico (soprattutto da parte di associazioni ambientaliste e ong) hanno fatto notare che la Cop24 non è stata in grado di riconoscere chiaramente la l’urgenza del problema e la necessità di maggiore ambizione, che invece viene sottolineato dalle più recenti relazioni scientifiche.
Un numero sempre crescente di dati e pubblicazioni, tra cui il rapporto dell'IPCC su 1.5°, convergono sul fatto che l'attuale trend delle emissioni e le politiche climatiche annunciate finora sono ben lontani dall'essere in linea con gli obiettivi stabiliti dall'Accordo di Parigi. Se gli attuali impegni nazionali fossero rispettati, la temperatura media globale aumenterebbe di circa 3,2°C entro la fine del secolo.
Un'ambizione politica più decisa per accelerare le riduzioni delle emissioni e affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici rappresenta anche un segnale chiave per incentivare aziende e investitori a perseguire strategie di lungo termine verso un'economia resiliente e a basse emissioni di carbonio.
Durante la Cop24, un gruppo di 415 investitori che gestiscono risorse di oltre 30mila miliardi di dollari hanno rilasciato una dichiarazione che esorta i governi ad affrontare il divario tra ciò che dovrebbe essere fatto e le misure attuali. "È fondamentale per la pianificazione a lungo termine e le decisioni di asset allocation che i governi lavorino a stretto contatto con gli investitori per incorporare gli scenari climatici coerenti con gli obiettivi di Parigi nelle decisioni politiche e nelle strategie di transizione energetica", dicono nella dichiarazione.
I prossimi passi
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ospiterà un vertice a New York a settembre 2019 per spingere i governi ad accelerare l'azione per il clima. "L'approvazione del programma di lavoro alla Cop24 di Katowice è la base per un nuovo processo di azione climatica. L'ambizione sarà al centro del Summit sul clima che convocherò a settembre. È tempo di mostrare maggiore ambizione per sconfiggere il cambiamento climatico ", ha scritto su Twitter alla chiusura dei negoziati in Polonia.
La Cop25 sarà un vertice chiave per definire i dettagli finali del rulebook, in particolare le controverse norme relative all'articolo 6. Il vertice si svolgerà in Cile dopo che il Brasile, Paese opite precedentemente designato, ha ritirato la disponibilità pochi giorni prima dell’avvio della Cop24.
La Cop26 nel 2020 sarà un appuntamento decisivo in cui i Paesi sono chiamati a presentare gli impegni nazionali da attuare dal 2030 in poi. Regno Unito e Italia hanno entrambi annunciato la propria candidatura ad ospitare la Cop26.
(Aurora D'Aprile)