La forte scossa di terremoto che ha avuto come epicentro un punto non lontano dalle coste ioniche della Grecia ha originato anche un maremoto, che, per fortuna, ha generato onde davvero molto basse di appena qualche centimetro. L’impatto del maremoto è stato prontamente registrato dagli strumenti (mareografi, sensori che misurano l’ampiezza delle onde del mare) installati anche sulle coste italiane più esposte, in questo caso, quelle della Calabria, della Puglia e della Sicilia orientale. L’allerta è stata confermata dopo l’arrivo dell’onda al mareografo di Kyparissia (Peloponneso) dopo 26 minuti. Le onde di tsunami sono state in seguito osservate, 56 minuti dopo il terremoto, al mareografo di Le Castella, in provincia di Crotone, raggiungendo l’ampiezza di circa 6 centimetri rispetto al livello medio del mare e di 9 centimetri al mareografo di Crotone nei minuti successivi.
Non è la prima volta che accade e non sarà neanche l’ultima. Anche nel Mar Mediterraneo infatti è possibile che si generino tsunami che possono arrivare anche ad essere devastanti. Ce lo dice la storia geologica del nostro mare. La placca euroasiatica, quella africana e quella anatolica si scontrano proprio sotto i fondali del mar Jonio e da questo scontro nascono terremoti e vulcani che possono generare tsunami. Fu proprio l’eruzione di un vulcano, quello di Santorini, in Grecia, nel Mar Egeo, uno dei tanti che si trovano nel Mediterraneo, anche vicino alle coste italiane, che ha generato forse l’evento più distruttivo che si sia mai verificato nel mondo e che forse ha provocato la fine della civiltà Minoica.
Potrebbe essere stato invece innescato da una frana sottomarina il terremoto che nel 1343 distrusse Napoli e Amalfi sotto gli occhi di Francesco Petrarca. Un terremoto molto forte innescò la frana che devastò Messina e Reggio Calabria nel 1908. Maremoti, anche se di più piccola entità si sono sviluppati anche più recentemente. Nel dicembre del 2002, durante una eruzione dello Stromboli, una frana si staccò dalla Sciara del Fuoco e finì in mare. Le onde travolsero il villaggio lungo la costa dell’isola e causarono diversi danni. In tutto, dal 6150 avanti Cristo ad oggi, sono decine gli eventi che hanno colpito direttamente le coste italiane. Molti altri- qualche centinaio - quelli che invece si sono verificate sulle altre coste del Mediterraneo.
La memoria è uno strumento utile se l’uomo la usa con assoluta efficacia. Se cioè usiamo il ricordo degli eventi del passato per capire come funziona l’ambiente in cui viviamo e i rischi a cui siamo quotidianamente esposti. Il maremoto innescato da questo forte terremoto, come abbiamo visto, non deve assolutamente sorprenderci.
Dal 2005 l’Italia partecipa al sistema di allertamento internazionale per il rischio maremoto nel Nord Est Atlantico, Mediterraneo e Mari collegati NEAMTWS, sotto il coordinamento dell’ IOC - Intergovernmental Oceanographic Commission dell’Unesco.
Si tratta di un sistema analogo a quello già operante nell’area del Pacifico, dei Caraibi e dell’Oceano Indiano, dove sono già attivi sistemi di allertamento rapido (Early Warning), con la differenza che in un mare poco ampio, come il Mar Mediterraneo, i tempi di arrivo delle onde sono molto brevi e questo riduce i tempi utili per allertare la popolazione.