La notizia di alcuni giorni fa sulla presenza del calabrone asiatico (Vespa velutina) in provincia di Roma è fortunatamente smentita: alla fine si trattava di comunissimi calabroni europei (Vespa crabro) quelli che, con le loro punture, qualche giorno fa hanno causato uno shock anafilattico a un sessantenne di Grottaferrata. In effetti, dalle informazioni in nostro possesso, sembrava davvero difficile che la Vespa velutina, un insetto molto temuto perché in grado di creare danni elevati all’uomo e all’ambiente, fosse arrivata in Centro Italia. Di origine asiatica, Vespa velutina è stata rinvenuta in Europa nel 2004. Da qualche anno si è diffusa nel Nord Italia, soprattutto in Piemonte e Liguria (con qualche segnalazione in Veneto e Lombardia) e, in Toscana, “si è fermata” alla provincia di Lucca.
Prima di lanciare l’allarme, dunque, sarebbe stato meglio avere informazioni precise sull’identificazione della specie. L’aspetto del calabrone asiatico, infatti, è simile a quello europeo, ma un occhio attento rileva che l’indesiderato “ospite” straniero possiede alcune caratteristiche specifiche, quali il torace bruno scuro, l’addome nero con una evidente banda giallastra, le zampe con le estremità gialle (in foto le due specie a confronto; immagini tratte dal sito). Per quanto riguarda la pericolosità per l’uomo, il calabrone asiatico non è né più né meno aggressivo del nostro calabrone.
È chiaro che, se ci si avvicina malauguratamente ai nidi di qualsiasi calabrone, il rischio di attacco è davvero elevato: ogni puntura comporta una iniezione di veleno e quindi gravi reazioni non solo nei soggetti allergici, ma anche nelle persone non particolarmente sensibili se le punture sono numerose. Per quanto riguarda tuttavia il calabrone asiatico, oltre al pericolo per le persone ricordiamo che la sua presenza comporta un impatto economico e ambientale non trascurabile: Vespa velutina è un vorace predatore di api e di altri impollinatori, creando un forte danno agli apicoltori, all’impollinazione naturale e alla biodiversità del territorio. Pertanto, accogliamo con sollievo la smentita del “caso romano” Vespa velutina.
Ilaria Negri