Ci sono situazioni di emergenza in cui il sangue raccolto con le donazioni potrebbe non bastare, o non essere disponibile con la velocità necessaria, come dopo disastri naturali particolarmente gravi o in luoghi di difficile accesso, come i campi di battaglia. Questa considerazione è alla base del lavoro di diversi gruppi di ricerca in tutto il mondo, che stanno provando a ottenere un ‘sangue artificiale’ utilizzabile in tempi brevi oppure un ‘sangue universale’, 0 negativo, che può essere trasfuso in tutti i pazienti indipendentemente dal loro gruppo. Quest’ultimo caso è oggetto di una ricerca appena presentata al meeting della American Chemical Society a Boston, in cui si ipotizza che grazie a degli enzimi prodotti da alcuni batteri del microbioma intestinale si possa trasformare il sangue di gruppo A o B in sangue di gruppo O mediante rimozione degli zuccheri (antigeni) responsabili della determinazione del gruppo.
I ricercatori della University of British Columbia (UBC) hanno analizzato il DNA di batteri, presenti nel tratto digerente dell’uomo, per valutare se i loro enzimi possono rivelarsi utili nel modificare il gruppo sanguigno. In particolare, lo studio è stato focalizzato su una famiglia di enzimi in grado di rimuovere gli antigeni con un’efficienza potenzialmente 30 volte superiore rispetto a quella di altri enzimi precedentemente testati. Secondo gli stessi autori l’esperimento, sebbene molto promettente, è ancora ben lontano dall’applicazione pratica, sia perché è necessario condurre dei test clinici su larga scala sia perché è intenzione degli stessi autori aumentare ulteriormente l’efficienza enzimatica. È, inoltre, ancora da dimostrare che l’infusione del sangue così ottenuto non sia pericolosa per i pazienti.
La pietra filosofale
Anche se alla fine di questo iter, che durerà comunque diversi anni, si dovesse ottenere la ‘pietra filosofale’ che trasforma il sangue in sangue ‘universale’, valgono le stesse considerazioni fatte per il “sangue artificiale”. Nonostante i progressi scientifici, sembra molto improbabile che si riesca ad ottenere una fonte di approvvigionamento di sangue in grado di sostituire in toto quello donato volontariamente e che abbia la stessa sicurezza e costi contenuti. Tuttavia, queste ricerche avrebbero una grande utilità in contesti particolari o in caso di gruppi sanguigni rari per cui è difficile trovare un donatore compatibile.
Per quanto riguarda le emergenze che si possono verificare sul territorio italiano, invece, una buona programmazione e la sensibilizzazione di un numero sempre maggiore di volontari, sono l’arma migliore per affrontare eventuali picchi di richieste. Nel nostro paese è in vigore un piano strategico nazionale per le maxiemergenze, che prevede che tutte le regioni accantonino una scorta sempre disponibile e che in caso non siano sufficienti le altre possano intervenire compensando le carenze, arrivando solo in casi estremi alla mobilitazione dei donatori. Una strategia che ha già dato buoni risultati, e che conferma l’importanza dei volontari e delle loro associazioni per assicurare la risorsa sangue sia in tempi normali che in caso di eventi straordinari.