Non se ne è parlato molto in Italia ma nella settimana scorsa in diverse località del pianeta, e in particolare dell’Emisfero settentrionale, si sono registrate temperature di gran lunga sopra la media. Il Washington Post ha segnalato il dato pubblicando una mappa molto eloquente di quanto sia avvenuto. La mappa riporta il risultato della simulazione delle temperature massime nel mondo, fatta dal modello meteorologico globale americano GFS per lo scorso 3 luglio (fonte: University of Maine Climate Reanalyzer).
I dati reali poi registrati nelle varie località del mondo in quella giornata e nei giorni immediatamente successivi, hanno fatto saltare vari record in diverse località: Canada, Armenia, Siberia, Irlanda, Scozia, Medio Oriente hanno sperimentato temperature molto al di sopra della loro media, spesso a causa di situazioni anticicloniche. Purtroppo il caldo soffocante ha portato con sé alcune vittime, soprattutto in Canada. In Siberia, invece, le anomalie rispetto alla media hanno sfiorato i 20 gradi in alcune località, dove si sono registrate temperature normalmente tipiche di latitudini molto più meridionali.
Il riscaldamento globale c'entra?
Anche se nessun singolo record, da solo, può essere attribuito al riscaldamento globale, in quanto ogni valore termico registrato in un singolo giorno è il risultato di una particolare configurazione meteorologica e non del cambiamento climatico, la maggiore frequenza temporale e l'incremento dell'intensità dei record sono collettivamente coerenti con il tipo di estremi che ci aspettiamo di veder aumentare in un mondo surriscaldato dagli effetti dei cambiamenti del clima.
Nel prossimo futuro, da oggi alla fine di questo secolo, dovremo quindi aspettarci più ondate di calore, e spesso con intensità maggiore rispetto a quelle attuali, e questo in ogni stagione dell'anno (ma ovviamente gli effetti più critici riguarderanno la stagione estiva, anche se situazioni prolungate di temperatura maggiore della media e carenza di precipitazioni possono avere effetti rilevanti sull'agricoltura, contribuendo alle siccità).
Perché l'umidità è un problema
Dal momento che, quando le temperature sono maggiori, aumenta anche il contenuto di vapore acqueo che l'aria può contenere, grazie alla maggiore evapotraspirazione dal suolo e dalla superficie degli oceani, ci aspettiamo che anche il tasso dell'umidità sia in crescita. E infatti in diverse località sono stati aggiornati anche i record di temperatura e umidità insieme. Un buon modo di vedere gli effetti combinati di temperatura e umidità è di guardare la temperatura di bulbo bagnato, che è la temperatura registrata da un termometro col bulbo avvolto da una garza inumidita, e la cui misura risente del tasso di evaporazione (il quale poi risente dell'umidità dell'aria).
Ricordiamo che esiste una sorta di limite di sopravvivenza per quest'ultima grandezza: se la temperatura di bulbo bagnato dovesse superare i 35 °C, infatti, la sudorazione non riuscirebbe a compensare il surriscaldamento e gli esseri umani non potrebbero sopravvivere (e probabilmente anche molti animali, sebbene i loro limiti possano essere diversi).
Città di fuoco
Purtroppo le città, grazie alle emissioni di aria surriscaldata per effetto del calore intrappolato dalle pareti di edifici e dalle strade, sono luoghi deputati a riscaldamenti maggiori rispetto alle aree vegetate (come il ben noto effetto di isola di calore), e paradossalmente risultano anche luoghi umidi proprio a causa delle temperature elevate e dello scarso ricambio d'aria nelle situazioni anticicloniche (in cui la ventilazione è modesta).
La situazione è paradossale in quanto l'umidità dell'aria a ridosso del suolo diventa alta e contribuisce al degrado delle condizioni psicofisiche, ma contemporaneamente la piovosità può risultare inferiore alla norma nelle situazioni anticicloniche.
D'estate, la brevità delle notti è un altro fattore che fa sì che spesso, in situazioni anticicloniche, molti record di temperatura siano raggiunti anche nelle ore notturne, vanificando l'effetto della radiazione solare assente.
Come detto, le simulazioni dei modelli climatici prospettano più ondate di calore con estremi più intensi rispetto a oggi. Una situazione preoccupante che dovrebbe spingerci sempre di più alla mitigazione, per quanto possibile, dei cambiamenti climatici, in modo da limitarne gli effetti futuri, ed all'adozione di misure di adattamento, onde cercare di minimizzare le conseguenze del cambiamento ormai già in atto da almeno un trentennio.