Il numero di terremoti che annualmente si verificano nel territorio nazionale non è un parametro particolarmente rilevante. La stragrande maggioranza sono terremoti molto piccoli che la gente non ha avvertito. Solo tre o quattrocento dei circa 45mila terremoti registrati nel 2017 hanno avuto magnitudo 3 o superiore a 3, cioè avvertiti dalla popolazione che si trovava in prossimità dell’epicentro.
Il tempo: unità senza senso
Anche considerare l’anno come intervallo di tempo per analizzare l’andamento della sismicità non è fisicamente sensato. Le cause ultime dell’attività sismica risiedono nella dinamica interna del Pianeta che procedono con tempi lentissimi: l’osservazione di eventuali variazioni significative nell’attività sismica richiederebbe in linea di principio misure e dati di secoli se non di millenni. Solo da pochi decenni nella Terra esistono reti sismiche organizzate che registrano la quasi totalità dell’attività sismica. La nostra Rete Sismica Nazionale funziona in maniera sufficientemente ottimale più o meno dagli anni ‘90.
Il fatto che terremoti forti, anche se non fortissimi, come per esempio Colfiorito del 1997, L’Aquila del 2009, Emilia del 2012 e Amatrice del 2016 siano seguiti da migliaia di scosse non deve meravigliare. È sempre stato così e sarà sempre così. Probabilmente il terremoto dell’Irpinia fu seguito anch’esso da molte decine di migliaia di scosse come sicuramente accadde per il terremoto del Friuli del 1976.
All’epoca però non esistevano reti adeguate e solo poche scosse, in genere superiori a magnitudo 4, venivano adeguatamente registrate. Quindi, apparentemente, quelle che i giornalisti hanno ormai stabilito di chiamare scosse di assestamento, risultavano estremamente poco numerose rispetto a quanto si registra oggigiorno.
La giusta misura
Il parametro che realmente conta dal punto di vista geofisico non è il numero dei terremoti bensì l’energia liberata in ogni scossa sotto forma di onde sismiche. Ebbene passando da un valore di magnitudo a quello immediatamente superiore l‘energia liberata aumenta di un fattore trenta. Per intendersi: un terremoto di magnitudo 6 libera una quantità di energia trenta volte superiore a quella di un terremoto di magnitudo 5. Un terremoto di magnitudo 6 equivale in termini di energia a 30mila scosse di magnitudo 3.
Il terremoto di magnitudo 9 che qualche anno fa colpì il Giappone, causando un maremoto che provocò danni tremendi, equivale in termini di energia a praticamente tutta l’attività sismica italiana conosciuta.
Dal 1600 ad oggi, in Italia si sono verificati 200 terremoti di magnitudo pari o superiore a 5.5. In media, uno ogni due anni. La magnitudo 5.5 è quella a cui si cominciano ad avere vittime e danni importanti. Di questi 200 terremoti, 69 sono di magnitudo pari o superiore a 6.0: si ha una scossa 6.0 mediamente ogni sei anni. 30 hanno magnitudo 6.5 o superiore e si verificano ogni 14 anni. Dal 1600 ad oggi, quindi ogni 50 anni circa, abbiamo avuto 8 terremoti con magnitudo 7.0 e oltre.
Se potessimo contare le piccole scosse successive di tutti quei 200 terremoti arriveremmo ad alcuni milioni.
Bisogna preoccuparsi?
Riteniamo di avere sufficienti informazioni sui terremoti, almeno su quelli più forti, che hanno colpito l’Italia negli ultimi quattro secoli. Possiamo dire che l’andamento è abbastanza costante nello spazio nel senso che le zone colpite sono più o meno sempre le stesse. Purtroppo è molto erratico nel tempo: periodi apparentemente tranquilli sono seguiti da periodi che sembrano molto più intensi. In realtà, sulla base dei dati disponibili non si osservano variazioni degni di nota nell’ultimo millennio.
Non ci sono insomma motivi di particolare preoccupazione provenienti dall’attività sismica del nostro Paese in particolare e del nostro Pianeta in generale. Invece di fare inutili allarmismi che peraltro non fanno più clamore e lasciano ormai indifferenti le persone sarebbe oltremodo apprezzabile e doveroso impegnarsi nella messa in sicurezza del nostro patrimonio edilizio come ormai hanno già fatto o stanno facendo molti altri Paesi sismici.