AGI - "Teorizzare l'esistenza dei buchi bianchi continua ad aprire nuovi scenari scientifici". Rispondendo a una domanda dell'AGI alla presentazione romana del suo libro 'Buchi bianchi - Dentro l'orizzonte' edito da Adelphi, il fisico Carlo Rovelli spiega poi che tale teoria ha "due fondamentali applicazioni: una riguarda lo studio dei buchi neri e una lo studio del 'Big Bang'". Sapendo cioè che nel fenomeno definito 'stella di Planck' accade che una stella sprofondi nel buco nero per poi continuare a restringersi fino a esplodere in un buco bianco, la questione è se ciò non possa aprire nuovi scenari teorici in merito all'origine dell'Universo.
"Le applicazioni sono proprio sullo studio dei buchi neri e del Big Bang - risponde lo scienziato - ci interessa sapere cioè cosa può essere accaduto 14 milioni di anni fa. Ed è possibile puntare sull'idea che non si sia trattato dell'inizio del tempo, ma di una contrazione e poi di un rimbalzo. Io nei miei studi ho oscillato tra le possibilità: le equazioni sono in effetti simili, un universo che si contrae potrebbe poi rimbalzare".
Raccontando come fosse un romanzo la teoria che sta alla base del suo studio sui buchi neri e sui buchi bianchi, Carlo Rovelli spiega al foltissimo pubblico accorso al Maxxi di Roma come tempo e spazio somiglino poco alle entità che siamo portati a immaginare. "Il tempo scorre più velocemente se ci si avvicina al centro della terra - dice il fisico presentando il suo libro 'Buchi bianchi' - l'orologio di chi sta più in alto, anche in questa sala, scorrerà più lentamente. Anche lo spazio, in realtà cade su se stesso. L'intuizione che ci permette di affrontare lo studio dei buchi bianchi è quella di un rimbalzo. Il tubo di questo imbuto che è il buco nero si restringe - continua - ma non c'è niente di infinitamente piccolo: se diventa strettissimo, si deve fermare. E allora rimbalza. Si allarga e diventa un'altra cosa. Si allarga, si accorcia e le cose che erano finite dentro, catturate come in un vortice dal buco nero, possono uscire - aggiunge - cosi' si risolve il problema del dentro e del dopo: quando il buco nero si converte in un buco bianco, le cose che aveva inghiottito escono e si dissipano".
Qual è la differenza tra un buco nero e un buco bianco? "Visto da fuori, nessuna - afferma il professore - se la materia non entra, da fuori si vede solo un disco, non so se nero o bianco. Il modello funziona proprio perchè sono indistinguibili". Anche se uno può essere grande come il sistema solare, l'altro ha le dimensioni di un capello.
"Tutti sappiamo che le equazioni di Albert Einstein a un certo punto smettono di funzionare e ci chiediamo cosa succeda là, in quel punto in cui pare che il ragionamento si rompa. Ma è la domanda sbagliata: l'imbuto che compone il buco nero non è statico, si muove nel tempo. Si allunga e si restringe, mentre per Einstein era una linea. Questo vuol dire che la singolarità, ovvero quel momento che cerchiamo, non è in centro, ma nel futuro. Questo si capisce usando la gravità quantistica".
Alla presentazione del suo libro 'Buchi bianchi' il fisico Carlo Rovelli spiega così il fulcro della sua teoria che supera la relatività di Einstein. In questo modo, grazie alla cosiddetta 'gravità quantistica a loop' prevede che accada un fenomeno di inversione del tempo per cui inizia il processo inverso e il buco nero diventa buco bianco e tutte le informazioni al suo interno vengono espulse: se nel buco nero nulla può uscire, in quello bianco nulla può entrare. Una sorta di 'rimbalzo quantistico' che si basa su una teoria di gravità quantistica speculativa che potrebbe risolvere il paradosso secondo cui i buchi neri distruggono tutte le informazioni.
"Questo libro è una lettera d'amore al fare scienza". Nel corso della presentazione romana, Carlo Rovelli, incalzato dal divulgatore scientifico Adrian Fartade, definisce cosi' il libro 'Buchi bianchi' appena uscito per Adelphi. Poi, rifacendosi a un'analogia con la Divina Commedia, aggiunge: "Il metodo scientifico è come il viaggio dantesco: bisogna riuscire a diffidare della guida del nostro sapere, ma non buttarlo del tutto. Quando Dante lascia Virgilio si abbandona - prosegue - nella Commedia dice 'io conosco i segni dell'antica fiamma', ed è in quel momento che vede arrivare Beatrice, il suo grande amore. Allo stesso modo, quando io abbandono ciò che fino a quel momento era la certezza, incontro nel mio lavoro la gravità quantistica, che è il mio grande amore", spiega il fisico-scrittore.
Carlo Rovelli rende omaggio alla Divina Commedia dantesca alla quale, spiega, si è ispirato quasi senza rendersene conto. "Mi sono appassionato alla Divina Commedia - racconta - quando, trentenne, lavoravo negli Stati Uniti. Ero da solo in mezzo agli americani: per vincere la nostalgia dell'Italia tornavo a casa e leggevo la Commedia. Me ne sono innamorato, perchè è bel-lis-si-ma - scandisce il professore - mentre lavoravo a 'Buchi bianchi', a ogni passaggio era come se Dante mi parlasse. All'inizio del libro dico che il bordo del buco nero, l'orizzonte, è il punto da cui non si torna indietro. È come se ci fosse scritto il monito 'Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate' posto all'ingresso dell'Inferno dantesco - aggiunge - io mi sono chiesto se dai buchi neri fosse possibile entrare e poi uscire, come Dante ha fatto nel suo viaggio. La forma a imbuto di un buco nero è esattamente uguale a quella dell'inferno dantesco: si allunga e si restringe. E queste non sono ipotesi: fin qui è ciò che sappiamo con certezza", spiega. Come nella Commedia, dice ancora Rovelli, il viaggio si fa con una guida.
"Questo percorso, andare dentro e chiedersi cosa ci sia dopo, è analogo a quello della Commedia. Anche noi come lui abbiamo una guida sicura, quella di Einstein - precisa - è sicura, ci accompagna dentro, ma poi a un certo punto dobbiamo lasciarla, esattamente come Virgilio, che abbandona Dante quando lascia la certezza e fa il salto oltre. Allo stesso modo parte della conoscenza scientifica a un certo punto ci abbandona. Questo è il viaggio scientifico: abbiamo dietro un grande bagaglio, la parte difficile è capire cosa non funziona più e quindi cosa dobbiamo lasciare indietro per fare il salto oltre".