Adolescenza uguale social chat di messaggistica istantanea, smartphone e social network, insaporito da un pizzico di selfie. La ricetta perfetta che ha catturato gli adolescenti al punto di condizionarli nel loro modo di vivere, di ragionare, nell’organizzazione del pensiero e nel modo di apprendere. E' sempre più attuale il ruolo dei social network nella tutela e nella prevenzione dei ragazzi digitali, considerato che i social sono diventati la loro normalità, che il loro cervello ragiona social e anche l'identità nella maggior parte dei casi è diventata condivisa, venendo meno il concetto di privacy.
Social School
Si critica spesso il ruolo dei social network e si ragiona sul loro intervento sistematico nella tutela degli utenti. In questo senso Facebook ha deciso, tra le numerose attività che svolge a favore dei suoi iscritti, soprattutto dei più giovani, di attivare un progetto innovativo che prende il nome di Social School, promosso da Facebook Italia e Skuola.net con il supporto scientifico dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza. Il progetto si inserisce tra le iniziative promosse da “Generazioni Connesse”, il Safer Internet Centre italiano coordinato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Direzione Generale per lo Studente, l'Integrazione e la Partecipazione.
Standard di comunità
Partiti dai dati raccolti una ricerca condotta su 3130 studenti di scuole medie, superiori e università commissionata da Facebook e condotta da Skuola.net e Osservatorio Nazionale Adolescenza, si è voluto comprendere se i loro giovani utenti conoscessero gli Standard della Comunità di Facebook o se sapessero chi può vedere i contenuti pubblicati sul proprio profilo privato o come attivare le procedure di segnalazione e di blocco.
Scarsa consapevolezza su sicurezza profili
I risultati hanno fatto emergere alcune mancanze rispetto ad un utilizzo consapevole del social network: il 41% dei ragazzi intervistati ha affermato infatti di non aver mai letto gli Standard della Comunità di Facebook e il 42% non sa cosa sia il Centro per la Sicurezza di Facebook. I dati più significativi riguardano il livello di sicurezza associato al proprio profilo: il 16% degli intervistati ha infatti dichiarato di avere un profilo pubblico. Ciò significa che 1 ragazzo su 6 apre volutamente le porte del proprio account a chiunque, nonostante sia possibile preservare i propri dati personali (data di nascita, indirizzo email, numero di telefono) sulla piattaforma e controllare come appare il proprio profilo agli altri utenti. A questo proposito, il 21% del campione analizzato non ha mai controllato chi può vedere i dati personali associati al proprio profilo e il 37% sostiene di non essere interessato ad effettuare questa verifica.
Condivisioni a rischio
E' molto chiaro a tutti che uno dei pericoli che possono riguardare i giovani social sia legato alle condivisioni di qualsiasi tipo di contenuto e di quanto oggi si tenda, pur di ottenere, visibilità, like, riconoscimento e approvazione social, a rendere tutto alla portata di tutti, senza pensare ai rischi a cui ci si espone. In questo senso, i dati dimostrano, infatti che, il 59% degli adolescenti pubblica i propri post rendendoli visibili a tutti gli amici, mentre il 19% lascia i suoi post pubblici consentendone la visione all’intero popolo della Rete e non curandosi dei rischi associati a questa scelta. Oggi i ragazzi utilizzano le segnalazioni in maniera troppo spesso impropria, e coloro che sono soliti segnalare un post, lo fanno soprattutto per antipatia verso la pagina o verso la persona segnalata.
False credenze su blocchi e rimozioni
Per quanto riguarda invece la funzione che consente di bloccare altri utenti, la netta maggioranza è ben informata (95%) ma, entrando nel merito del tool, solo il 26% dei ragazzi segnala spesso i contenuti ritenuti inappropriati richiedendone la rimozione, mentre c’è un 36% che non l’ha mai fatto e un 34% che lo ha fatto una sola volta. A volte poi, troppe false credenze accompagnano il loro viaggio social, che possono fuorviarli, come per esempio, quella che la segnalazione garantisca sempre la rimozione automatica del contenuto da Facebook (8,5%) a differenza del 43% che crede che la segnalazione determini la rimozione solo se il contenuto è contrario ai Community Standard.
Campagna su skuola.net
A partire da questi dati, dunque, verrà realizzata da Skuola.net - la più grande scuola virtuale italiana - una campagna informativa su Facebook mirata proprio a colmare queste lacune, usando anche nuovi linguaggi come video, quiz interattivi, meme e gif per la cui realizzazione saranno coinvolti i ragazzi della redazione IoStudio, progetto promosso dal MIUR. La campagna sarà promossa e realizzata sul sito di Skuola.net e su Facebook, grazie al sostegno della piattaforma. L’obiettivo è proprio quello di comunicare agli adolescenti, attraverso gli strumenti che utilizzano quotidianamente, quali sono i pericoli legati ad una scarsa conoscenza delle impostazioni di privacy su Facebook e di aiutarli a comprendere i benefici dei tool che la piattaforma mette a disposizione per salvaguardare la loro vita online. Secondo Daniele Grassucci, fondatore e direttore di Skuola.net, "i ragazzi dimostrano di essere molto competenti in termini di conoscenza tecnica della piattaforma social. Rispetto al passato c'è una grossa gelosia nei confronti della propria identità digitale, perché si ha una maggiore consapevolezza del fatto che è davvero rappresentativa della persona nel mondo virtuale. Tuttavia a questo fa da contraltare una scarsa sensibilità sulla tutela dei dati personali: sono ancora tanti i giovani che deliberatamente rendono pubblico il proprio profilo o i loro post o la loro posizione al momento del post. Bisogna quindi lavorare sulla formazione: tutti quelli che conoscono l'esistenza del Centro per la Sicurezza di Facebook mediamente si dimostrano più bravi degli altri".
Parlare la lingua dei giovani
Nella mia esperienza diretta con i ragazzi, sia da psicoterapeuta che da Presidente dell'Osservatorio Nazionale Adolescenza, per essere efficaci con loro è inutile usare giri di parole o raccontargli cosa devono e non devono fare. Si deve entrare nel loro mondo, parlare la loro lingua: è solo da dentro che si può agire, perché quella è la loro normalità e quotidianità. Ragionano per immagini, in maniera instant, vivono in multitasking e devono essere stimolati attraverso i loro canali espressivi e comunicativi per mantenere il livello di attenzione alto, attraverso contenuti utili e soprattutto pratici che gli sono utili e che possono toccare e vedere, altrimenti si rischia solo di perdere altro tempo, cosa che non è contemplata nelle attività di Social School.