Forse un po’ meno il Figlio, ma il Padre e lo Spirito Santo stanno ancora bene e a lustrarne lo smalto sono scienziati, futurologi, miliardari e guru (l’inevitabile fascino del denaro fa sì che spesso le due categorie finiscano col coincidere), tutti persuasi dell’imminente superamento del “modesto problema della morte” per via tecnologica.
Insomma, la religione continua a tenere banco proprio tra i più fieri materialisti del pianeta. Menti brillanti che ispirate dal funzionalismo radicale del grande Marvin Minsky, pioniere dell’intelligenza artificiale e sostenitore della tesi secondo cui “il cervello è una macchina di carne”, parlano oggi di “Singolarità”.
E spiegano, come fa Ray Kurzweil, ingegnere capo di Google, che presto acquisiremo potere sui nostri corpi biologici, che “alla fine di questo secolo la parte non-biologica della nostra intelligenza sarà miliardi di miliardi di volte più potente dell’intelligenza umana priva di ausili”.
Allo stesso modo spiegano che il pensiero trascenderà cellule e tessuti senza più distinzioni tra umano e macchina inaugurando una stagione affrancata dagli effetti collaterali della vita, tipo appunto la morte.
Il pregiudizio mortalista
Se non fossimo accecati dal pregiudizio mortalista, vale a dire dal fatto di ritenere la fine ineffabile, ci apparirebbe in tutta la sua evidenza la misura tragica della denuncia di Peter Thiel, fondatore di PayPal, quando dice che “La peggiore forma di discriminazione è tra chi è vivo e chi è morto”.
“The death is wrong”, la morte è sbagliata, è scritto sulla copertina di un libro per bambini nella sala di attesa del quartier generale della Alcor Life Extension Foundation, a Phoenix.
Proprietaria del più grande dei quattro impianti di crioconservazione esistenti al mondo (tre negli Usa e uno in Russia), la Alcor “sospende” in cilindri di azoto liquido corpi clinicamente morti eppure in uno stato reversibile non appena, spiegano, le tecnologie lo consentiranno.
A questi cimiteri per ottimisti e al variegato mondo di ricercatori impegnati nelle tecniche di uploading della mente, medici specializzati nella bioestensione e tycoon della Silicon Valley felici di finanziarli, ha dedicato un libro a metà tra l’inchiesta e lo spleen Mark O’Connell, prof di letteratura inglese, brillante giornalista e giovane padre ansioso di scoprire non senza ironia che mondo toccherà in sorte a suo figlio.
Tra fricchettoni o avanguardie?
Di “Essere una macchina” (Adelphi, traduzione di Gianni Pannofino) è stato già detto moltissimo.
Forse uno dei meriti non ancora segnalati di questo viaggio-documentario tra umanità varia impegnata ad affrancarsi dai limiti della biologia è proprio quello di restituirci una significativa testimonianza anche di quel che ne pensa l’umanità varia.
Voglio dire, il mondo è brutto e le utopie sono gradite, solo che il più delle volte succede di conoscere le voci degli utopisti e meno quelle di chi comincia a tradurre il mondo nuovo in quello vecchio impiantandosi, tanto per dire, dispositivi sottopelle in modo da monitorare e alterare on demand i propri valori biometrici.
Lo fanno nella periferia di Pittsburgh i ragazzi del Grindhouse Wetware, un collettivo di biohaker intenti a sperimentare su se stessi tecnologie “sicure, accessibili e opensource” destinate a potenziar le capacità cognitive e sensoriali del corpo umano.
Fricchettoni in salsa cyborg? Certo, ma il fenomeno è globale e basta dare uno sguardo su biohack.me o su Cybernetics for the Masses per farsi un’idea.
Con O’Connor a bordo dell’Immortality Bus
Pure è spassosa l’esperienza trascorsa insieme a un tale Zoltan Istvan a bordo dell’Immortality Bus, un camper modificato in modo da assomigliare a un’enorme bara con cui Mark al seguito di Zlotan e i suoi collaboratori (adepti? attivisti? militanti? correligionari?) nel 2015 in occasione delle elezioni presidenziali ha attraversato da Ovest e Est gli Stati Uniti.
Obiettivo: sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di dirottare i finanziamenti dalle spese militari a quelli per l’allungamento della vita.
“L’entropia è una merda” spiega un collaboratore-attivista-militante-correligionario di Zoltan. E aggiunge: “Non dovremmo stare più al gioco della biologia. Comporta troppa crudeltà gratuita”. (Qui il servizio della trasimissione Rai “Codice” su Zoltan Istvan e il transumanesimo “politico”https://youtu.be/pA0yldZipJA)
Jason Xu, attivista della Silicon Valley, si rivolge direttamente a Google e nella prima manifestazione transumanista di strada nella storia recente degli States, sfila con un gruppetto di confratelli mostrando cartelli del tipo “Immortalità subito. Google, per favore, risolvi il problema della morte”.
C’è del ridicolo, un che di kitch esistenziale, disadattamento, c’è infantilismo visionario o anche infantilismo e basta, c’è l’immaginario “turbo-capitalistico” nutrito di sci-fiction, eppure c’è anche un pizzico di quello che con una bellissima parola i tedeschi chiamano Zeitgeist, lo spirito del tempo. Uno spirito che nonostante la morte di Dio profuma ancora di Dio.
Dio è morto ma ora sta meglio
Il suggerimento arriva da un altro libro uscito di recente, “Dopo Dio”, di Peter Sloterdijk. Il filosofo mette in fila una serie di saggi dirompenti, eruditi senza l’ansia di dimostrarlo, sulla variazione della forma del religioso nel mondo moderno.
Ne viene fuori che il nostro è tempo di desecolarizzazione. Come ha scritto Antonio Gurrado sul Foglio parlando del lavoro del pensatore tedesco, “Non è vero che ci siamo disfatti di Dio, stiamo soltanto vivendo in tempi gnostici un po’ troppo creativi”.
Dottrina eretica cristiana, lo gnosticismo enfatizza la differenza incolmabile tra spirito e materia, insiste sul dualismo tra la perfezione dell’anima e il pattume del mondo e conia per l’uomo la formula “Nel mondo ma non del mondo”.
Insomma, per la gnosi l’irruzione di Cristo nella storia non ha reso il mondo non dico confortevole ma nemmeno accettabile, esso è e rimane opera del Demiurgo, divinità inferiore, mentre opera del vero Dio, entità superiore, sono l’anima, lo spirito, la conoscenza (gnosi vuol dire conoscere).
La caduta di Adamo e la creazione del mondo
Un utile spunto per afferrare l’eresia della gnosi dal cristianesimo sono i tre cardini temporali della narrazione biblica: creazione, caduta, redenzione. Se il cristianesimo insegna la caduta di Adamo nel mondo, la gnosi spiega che la caduta è la creazione stessa del mondo.
Come anima nella caduta l’uomo deve fare i conti con il corpo estraneo terrestre e non è facile capire come. C’è chi, come varie forme di eremiti cristiani e non solo, si chiamerà del tutto fuori dalla partita; c’è chi si adatta limitandosi a una sorta di conservazione dell’esistente (i cattolici che “lavorano nella vigna del Signore”); e c’è chi assumerà la caduta come l’inizio di un percorso nuovo. In questa temperie mentale, culturale, mistica, accade qualcosa di epocale che arriva fin qui.
Dall’imitazione del Figlio alla parodia del Padre
Perso nel mondo, al culmine della sua “involuzione” (neologismo creato dai primi gnostici) il Sé inizia la svolta, la via del ritorno, l’evoluzione.
“Sulla via del ritorno, il Sé restituisce sempre più al cosmo la propria psiche, il sedimento interno della vita nella spazzatura mondana”, scrive Sloterdijk. Caduto nel nulla, il Sé comincia a farsi carico di redimerlo. L’Happy End si avvicina.
“A partire dal Rinascimento – continua il filosofo tedesco – la cultura occidentale si muove su un terreno gnostico in senso lato, senza una consapevolezza chiara della propria situazione. […] Dopo gli slanci mistici del XIV e del XV secolo”, in cui prevalse una religione dell’ubbidienza improntata sul modello dell’imitatio Christi, nel campo di forze della trinità le altre due persone prendono il sopravvento.
“L’imitazione di Cristo si sposta in secondo piano a favore di un’imitazione del Padre e dello Spirito”.
Imitare il Padre significa innescare un circuito virtuoso tra sapere, volere e potere. Imitare lo Spirito significa rendere possibili nuove forme di ispirazione. Scoprire, inventare, produrre, sviluppare, elaborare: “la vita activa umana si organizza come un progetto demiurgico”.
In chiave moderna il lavoro è una forma di creazione con altri mezzi, è una ri-creazione della realtà. L’effetto adrenalinico è tale da far apparire la caduta come una sorta di stratagemma per mettere in scena l’ascesa al trono dell’uomo come creatore del proprio mondo.
“A partire dal momento in cui gli esseri umani hanno cominciato a mettersi a lavoro nel modo che è tipico dell’Occidente, è cominciata la seconda settimana della creazione. L’uomo è il Dio della seconda settimana di creazione”. Un Dio al quale si può chiedere di risolvere “per favore” il problema della morte.