Non c’è solo la Cina che prova a far crescere piante nello spazio, meglio, sulla Luna. La scienza sta esplorando da anni questa nuova frontiera dell’agricoltura: la coltivazione in un contesto diverso dalla terra, nelle stazioni spaziali, e su altri pianeti.
Sia l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) che la Nasa stanno sperimentando coltivazioni che possano avvenire in condizioni estreme, come quelle presenti sulla Luna o su Marte.
La vita è una pianta
Le piante del resto sono una componente importante per la vita nello spazio: possono essere usate come fonte di cibo per gli astronauti, per produrre ossigeno, purificare l’aria e l’acqua. La loro presenza in un ambiente chiuso aiuta a ricreare un sistema biologico dove tutto si ricicla e si rigenera, costituendo un sistema che può fare, in piccolo, quello che il Pianeta Terra fa in grande.
Nuovi campi da coltivare
Ma c’è dell’altro: si cercano soluzioni per produrre alimenti nello spazio, in modo da sfamare l’uomo che, sul suo pianeta, potrebbe non avere più terreni sufficienti per coltivare il cibo necessario a una popolazione mondiale in continua crescita. Certo al momento si tratta di una prospettiva remota. Ma guardare a orizzonti anche molto lontani fa parte integrante della ricerca scientifica.
La nostra facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali è stata intercettata da questa sfida in maniera diretta in relazione alle varietà di pomodoro, lattuga e frumento (prodotti alla base dell’alimentazione umana, che possono essere utilizzati rapidamente) più adatte per la coltivazione extraterrestre.
E (ancora una volta) la risposta viene dalla biodiversità: le soluzioni più adatte per la coltivazione spaziale guardano a varietà più resistenti agli stress, a partire dall’assenza di gravità.
Siamo ancora al germoglio
È certamente un filone di ricerca molto affascinante, soprattutto per i giovani ricercatori, che vengono stimolati a cercare soluzioni innovative e non banali per affrontare le complessità di un futuro che è alle porte, come ha dimostrato l’obiettivo raggiunto dalla Cina, ma resta il fatto che il cotone è una coltivazione da fibra.
È stato mandato nello spazio probabilmente perché ha caratteristiche di resistenza ben note. Sarà interessante capire se dal germoglio si passerà alla pianta. E, anche da qui, ripartire per capire come riprodurre le condizioni ideali affinché piante capaci di nutrire l’uomo possano essere coltivate nello spazio. (di Adriano Marocco)