Ormai noi entomologi dedichiamo sempre più tempo a studiare le conseguenze, gli impatti e i modi per contrastare la diffusione delle specie aliene. Proprio nei mesi scorsi, insieme al nostro gruppo di Ricerca qui all’Università Cattolica, abbiamo pubblicato un articolo per segnalare la scoperta di un nuovo invasore.
Si tratta di un afide giapponese che si stia diffondendo tra gli albicocchi della Romagna. Proprio per questa ragione non stupisce l’allarme che leggiamo oggi sulla stampa a proposito delle cimici asiatiche (Halyomorpha halys) che avrebbero invaso le colture del Nord Italia. Proprio la scorsa primavera a maggio, insieme ai nostri studenti siamo stati in visita ad una azienda, una cooperativa agricola nei pressi di Lugo della Romagna per vedere sul campo gli interventi fitosanitari che venivano pianificati e già allora quelli contro la cimice asiatica erano di gran lunga quelli su cui si focalizzava la massima attenzione.
Certo forse i toni sono un po’ troppo allarmistici, ma la situazione è comunque da non sottovalutare. Si tratta di una specie che ormai da qualche anno si è diffusa al di fuori del suo areale di distribuzione naturale e ha trovato condizioni favorevoli in Europa ma anche negli Stati Uniti, dove ha prodotto danni consistenti all’agricoltura. Non sono nocive alla salute e non sono neanche legate alle condizioni igieniche.
Sono animali che vivono nei campi e che con l’avvicinarsi del freddo cercano un riparo per svernare e allora si rifugiano nelle case, o nei casolari di campagna andando ad occupare fessure nei muri, negli infissi, insomma ovunque riescono a trovare rifugio. La loro distribuzione è molto varia e dunque è difficile immaginare azioni di disinfestazione massicce come nel caso delle zanzare.
Purtroppo le cimici asiatiche non hanno rivali naturali e qui in Italia hanno trovato condizioni molto favorevoli per la loro riproduzione. Anche sotto il profilo della lotta biologica è difficile mettere in campo strategie efficaci. Nel loro areale naturale queste cimici non hanno un nemico altamente specializzato che può essere introdotto anche da noi. Si tratta piuttosto di una serie di diversi predatori e parassiti che svolgono un ruolo nel contenimento della proliferazioni delle cimici senza però avere un ruolo centrale. Inoltre occorre valutare con molto attenzione se l’introduzione di questa specie può determinare delle ricadute non desiderate per esempio su altre specie di insetti che invece svolgono un ruolo utile.