La scorsa settimana, nel distretto di Kerala, in India, ha fatto la sua comparsa un virus dal nome esotico: Nipah. Si tratta di un membro della famiglia dei paramyxovirus a cui appartengono altri agenti infettivi più "noti" come il virus del morbillo o i virus parainfluenzali.
Gli anelli di trasmissione
Si tratta di agenti infettivi che colpiscono le vie respiratorie (ricordiamo che una delle complicazioni più frequenti del morbillo, in un caso su venti, è la polmonite). Il virus Nipah è invece ben noto agli epidemiologi. Isolato per la prima volta in Malesia nel 1998, il virus ha come ospite naturale i pipistrelli del genere Pteropus, abitanti delle foreste equatoriali e che si nutrono di frutta. L'epidemia in Malesia era stata causata dal passaggio del virus ai suini e di lì all'uomo.
Tuttavia in epidemie successive in Bangladesh e in India, è stata dimostrata la trasmissione diretta da pipistrelli a uomo e anche (sebbene con bassa efficienza) da uomo a uomo. Epidemie di Nipah si sono susseguite quasi ogni anno in Bangladesh, mentre in India si sono avute solo due epidemie: nel 2001 e nel 2007. Le dimensioni di questi episodi sono fortunatamente ridotte: in totale in Bangladesh si sono registrati 209 casi, mentre in India (esclusi quelli attuali), i casi sono stati in tutto 71.
Letalità fino al 70%
Quello che preoccupa è però l'elevata mortalità: superiore al 70%. L'infezione da virus Nipah è una tipica zoonosi, ovvero un'infezione dovuta ad un agente microbico in grado di passare dall'animale all'uomo, ma che non circola stabilmente nella popolazione umana. I contagi quindi sono sempre accidentali, come avviene per esempio con Ebola. Nell'epidemia del Bangladesh del 2004, la fonte di contagio era la linfa delle palme raccolta a scopo alimentare, che era stata contaminata dai pipistrelli che di notte andavano suggere la linfa dalle incisioni sulla corteccia. L'attuale epidemia del distretto di Kerala sembra sia partita dall'acqua di un pozzo contaminata dagli escrementi di pipistrello.
Dalla crisi respiratoria all'encefalite
Non esiste cura né vaccino per l'infezione da Nipah e la sopravvivenza del paziente è legata alla capacità di fornire cure intensive per superare la fase di crisi respiratoria. Una complicanza spesso fatale è l'encefalite, dovuta alla penetrazione del virus nel sistema nervoso centrale. Anche il morbillo, ricordiamo, in un caso su mille può dare un'encefalite mortale.
Nipah, come Ebola, è uno dei tanti virus con cui l'uomo può entrare in contatto quando con la sua attività modifica l'ambiente e, di conseguenza, l'ecologia delle diverse specie animali che lo abitano. Complici anche i cambiamenti climatici, lo spostamento di specie animali selvatiche in prossimità di insediamenti umani facilita il passaggio di nuovi virus all'uomo. Né Nipah, né Ebola saranno mai una minaccia per le nostre latitudini, dato che mancano i serbatoi naturali: i pipistrelli equatoriali. Ma per le aree interessate dalla circolazione di questi virus, il pericolo è reale e va affrontato tempestivamente.