Era nell’aria. Stava nel contratto di governo, dopotutto. Ed è arrivata: la prima picconata al decreto Lorenzin sull’obbligo vaccinale è ormai praticamente pronta. Niente obbligo di presentare la certificazione vaccinale rilasciata dalle ASL per l’iscrizione a scuola. Basterà un’autocertificazione. Del resto, l’aria che tirava in merito alla questione si era già intuita dalle dichiarazioni (non della ministra Grillo per fortuna) di qualche giorno fa sui “troppi” vaccini obbligatori, di cui solo alcuni sarebbero importanti, mentre altri superflui.
Dire che esistono vaccini “superflui”, significa dire che esistono malattie “superflue”, cioè di cui possiamo non preoccuparci. Soprattutto, significa che è superfluo proteggere la salute dei cittadini contro quelle malattie. Con buona pace del diritto alla salute e del dovere dello Stato di tutelarla. Quando un bambino muore di tetano o nasce con gravissime malformazioni (o non nasce proprio) perché la madre durante la gravidanza ha contratto la rosolia o la varicella, o muore per una meningite da Haemophilus, cosa dovremmo dire? Erano forse vite superflue quelle? Non esistono vaccini superflui, così come non esistono malattie superflue. Perché il diritto alla tutela della salute non è mai superfluo.
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C’è un altro grande fraintendimento con cui, spesso per mero calcolo politico, si vuole confondere l’opinione pubblica. La famosa libertà di scelta responsabile. Intendiamoci, la libertà è un valore assoluto, così come la responsabilità degli uni verso gli altri dovrebbe essere un valore altrettanto fondante per ogni società civile. Una scelta però, implica l’esistenza di due opzioni ugualmente valide, che nel caso delle vaccinazioni non ci sono. L’unica scelta responsabile è vaccinare.
Perché così si protegge chi è vaccinato, ma anche, nel caso di malattie trasmissibili, chi vaccinarsi non può per motivi di salute. Allora, se tra due opzioni una è irresponsabile, di fatto la scelta non c’è. Ho detto molte volte che in un mondo ideale, sarebbe bellissimo che spontaneamente i cittadini prendessero responsabilmente la decisione di vaccinare, perché consapevoli che l’alternativa sarebbe un tragico errore.
Ma non viviamo in un mondo ideale. Allora quello che deve essere tutelato non è il diritto ad una scelta irresponsabile (non vaccinare), bensì il diritto del cittadino a conoscere, ad avere a disposizione servizi sanitari efficienti e in grado di fornire tutte le necessarie informazioni e fugare tutti i legittimi dubbi. Perché non siamo tutti medici o immunologi e abbiamo il diritto di capire perché, per le vaccinazioni, c’è solo una scelta ragionevole e responsabile: vaccinare.
Una considerazione sulla proposta dell’autocertificazione. Chi autocertifica di aver fatto le vaccinazioni, e le ha fatte, ha anche in mano il certificato dell’ASL. Quindi a che gli servirebbe l’autocertificazione? Chi autocertifica di aver fatto le vaccinazioni, ma non le ha fatte, dichiara il falso, reato punibile dalla legge. Quindi, alla fine cosa otterremmo con questo decreto se non incentivare false dichiarazioni (dato che chi le vaccinazioni le ha fatte non avrebbe necessità di autocertificare). L’iniziativa si dice servirà ad aiutare le famiglie, spesso alle prese con ASL oberate di lavoro. Ma la vera soluzione sarebbe potenziare i servizi vaccinali, non offrire un modo per eludere l’obbligo.
La ministra Grillo ha dichiarato di voler istituire una commissione vaccini composta da esperti indipendenti. Un’ottima idea, a patto che si tratti davvero di esperti e che siano veramente indipendenti da condizionamenti politici o di altra natura. Se sarà così, se si lascerà che sia la scienza a parlare, allora non potrà che esserci una raccomandazione: vaccinare senza se e senza ma. Vaccinarsi è un diritto e un dovere sociale.