Il 25 gennaio 2020, i cinesi hanno festeggiato il tradizionale capodanno lunare a noi meglio noto come il capodanno cinese. Questo è l’anno del topo di metallo che segue all’anno del maiale. Ma gli abitanti del pianeta terra, non solo i cinesi, ricorderanno questo nuovo anno come quello di 2019-n-CoV.
Si tratta di un nuovo virus a singolo filamento di RNA che, da parlare solo cinese, oggi avrebbe imparato gran parte delle lingue del mondo causando febbre, raffreddore, mal di gola, tosse e affaticamento cardio-respiratorio, a causa della ridotta funzione polmonare e dei continui accessi di tosse che tolgono il fiato.
Come sul set di un nuovo film thriller di Steven Soderbergh, il nuovo virus è autore di un’inattesa epidemia di polmonite giunta alle cronache sanitarie, per la prima volta, a metà dicembre del 2019, a Wuhan, l’esteso capoluogo della provincia di Hubei, un ricco polo commerciale attraversato dal Fiume Azzurro e dal Fiume Han.
Un centro urbano di ben 11 milioni di abitanti nel cuore della Cina, dove risiede, tra l’altro, il prestigioso Wuhan National Biosafety Laboratory dell’Accademia Cinese delle Scienze, l' unico laboratorio in Cina classificato come BSL-4 e destinato a studiare gli agenti patogeni più pericolosi del mondo, tra cui il virus Ebola. Laboratori d’avanguardia come quello cinese li troviamo anche in Italia (a Roma e a Milano), in altre città europee, come la francese Lione, in Texas, e ancora in India e in Australia.
Il 70% del patrimonio genetico del virus è uguale a quello della Sars
All’uomo della strada il nome di questo virus può sembrare anonimo come la targa di un’automobile, sebbene lui appartenga alla nota famiglia dei coronavirus, la stessa di altri pericolosi patogeni che abbiamo imparato a conoscere nel recente passato, come il maligno SARS-CoV (SARS sta per sindrome respiratoria acuta grave, per la prima volta segnalata il 22 novembre 2002 a Shunde nella provincia cinese del Guangdong) e il più maligno MERS-CoV (quello della sindrome respiratoria mediorientale comparso nel 2012 a Jeddah in Arabia Saudita).
Grazie all’efficienza e all’opulenza biotecnologica cinese, questa volta, i ricercatori della Li Ka Shing Faculty of Medicine dell’ Università di Hong Kong e quelli del Dipartimento di Microbiologia della Peking University Health Science Center School of Basic Medical Sciences di Pechino, in meno di un mese, hanno subito messo a punto il protocollo di analisi e da qui hanno sequenziato il genoma dell’ignoto coronavirus che sembrerebbe condividere il 70% del suo patrimonio genetico con quello del virus della SARS e che, in questi giorni, sta rapidamente rubando la scena internazionale dei media con i suoi 56 decessi e oltre 2000 casi segnalati.
Lasciando perdere i falsi allarmi a Bari e a Parma, 2019-n-CoV è ora cosa europea, nonostante l’habitat ambientale, culturale e gastronomico che l’ha partorito sia molto diverso da quello che corre lungo la muraglia cinese. Sì, gastronomico e tra un po’ vi spiegherò il perché di questo azzardo.
La trasmissione da uomo a uomo
E’ certa una trasmissione da uomo a uomo, in Cina e oltre i suoi confini, come dimostra un trial clinico pubblicato a tempo di record sul prestigioso The Lancet. Sebbene non sia ancora chiara la via di contagio, vista la temporanea assenza di proclami ufficiali da parte dell’OMS, tutti indossano le mascherine pur continuando a frequentare luoghi affollati, augurandosi che questo virus si comporti come quello della SARS piuttosto che come quello dell’influenza suina. Al tempo, le odierne mascherine si erano rivelate inutili nella prevenzione del contagio aereo da virus influenzale A/H1N1, poiché quest’ultimo si annidava in goccioline di saliva di dimensioni pari e inferiori al micron, difficili da trattenere da quelle barriere di tessuto.
Intanto, tra mille congetture e sediziosi spoiler inneggianti alla romanzesca guerra biologica da parte di reporter affamati di share e incuranti dei detrimenti sulla gente, possiamo affermare con cognizione di causa che il virus responsabile dell’attuale contagio è molto diverso da quello inizialmente trasmesso agli esseri umani dagli animali perché si è modificato grazie a delle spontanee mutazioni genetiche.
Pertanto, anche il 2019-n-CoV, come altri coronavirus, come l’africano virus Ebola e l’indiano virus Nipah, è responsabile di una zoonosi, in altre parole un’infezione trasmessa da un animale infetto serbatoio (dove il virus completa il suo ciclo biologico e prolifera) all’uomo. Il luogo da dove si sarebbe generata l’epidemia di coronavirus, infatti, è il mercato del pesce di Huanan, a Wuhan, dove si vendono e consumano alimenti crudi e cotti, come la tradizionale zuppa di pipistrello, tra numerosi banchi di animali vivi per uso alimentare, tra cui mercati di maiali, pipistrelli, koala e coccodrilli, per cui si mescolano persone con altri mammiferi potenzialmente infetti.
In tali condizioni, il rischio di trasmissione è molto alto soprattutto se saliva, feci e urine di animali infetti vanno a contaminare pietanze (vegetali e animali) e da qui le mani, che se non adeguatamente lavate, diventano un ottimo veicolo di contagio, soprattutto nel luogo affollato di una città popolosa. Giusta la quarantena, quindi.
Perché il pipistrello come veicolo di contagio
Secondo quanto dicono gli esperti, questo virus ha bisogno di mammiferi e non di rettili per il proprio ciclo biologico e, da qui, essere trasmesso. In realtà, a vederci bene, esiste un mammifero venduto al mercato di Huanan, noto per veicolare altri pericolosi patogeni, come il virus della rabbia, SARS-CoV, MERS-CoV, i virus Ebola e Nipah, e da oggi, molto probabilmente, anche 2019-n-CoV.
Questa relazione di causa è plausibile tanto che il pipistrello è da non molto tempo considerato un efficace vettore di agenti zoonotici. Si parla, appunto, di bat-borne diseases che significa malattie trasmesse dai pipistrelli. Anche i maiali possono essere infettati dall’ingestione di frutta contaminata dall’urina e dalla saliva dei suggestivi pipistrelli della frutta infetti.
Maiali infetti che potrebbero essere macellati e la cui carne potrebbe essere un efficace vettore dei suddetti virus anche in Occidente, se la sua introduzione nel mercato globale, motivata dai suoi costi più bassi, fosse favorita dall’assenza di adeguati controlli igienico-sanitari, o da loro contrabbando.
La gente, tuttavia, continua a chiedersi il motivo per cui questa emergenza sanitaria starebbe accadendo solo ora e proprio in quella zona del mondo conosciuto. E senza una risposta plausibile, per la gente tutto è credibile. Provo a suggerire una mia spiegazione sulla base di due indizi. Uno degli indizi è senza dubbio la globalizzazione che ha reso molto più facile la mobilità di individui e l’accesso ad alimenti provenienti da altri paesi.
Come si cucina (e si mangia) il pipistrello
Questo, però, potrebbe essere una delle cause della diffusione del contagio. Un indizio sulla genesi della zoonosi, invece, potrebbe risiedere nel cambiamento climatico e nelle devastazioni ambientali, di cui la Cina è vittima da 10 anni.
Non tutti sanno che i pipistrelli risentono molto dei cambiamenti climatici (il surriscaldamento in particolare) e delle deforestazioni, come delle colture intensive, che se da un lato li attraggono e li fanno sostare più a lungo in una certa area abitata dall'uomo, sovrappopolandola, dall'altro hanno occasione di entrare a contatto con nuovi insetti infetti di cui si cibano e il cui ciclo vitale è stravolto dal clima. Per questo, da qualche anno, i pipistrelli, sono considerati dei veri “barometri” degli effetti dei cambiamenti climatici.
E di questa loro abbondanza ne saranno felici coloro che si nutrono delle loro carni, del loro sangue e delle loro viscere preparando ricette, come la calda zuppa di pipistrello della frutta, molto apprezzata dagli abitanti delle isole di Palau della Micronesia, e anche molto popolare in tutta l'Asia orientale, anche perché si ritiene abbia qualità medicamentose. Ad esempio, la presenza del sangue dei pipistrelli nella minestra si dice sia utile per chi soffra di disturbi respiratori.
La zuppa “officinale”, quindi, è preparata e servita allo stesso modo di un piatto di pesce fresco in un nostro ristorante. Il cameriere vi presenterà una gabbia con alcuni dei suoi migliori pipistrelli vivi da cui è possibile scegliere la creatura più appetitosa. Attenzione però, come accade per i frutti di mare crudi della tradizione pugliese, anche i pipistrelli possono essere consumati crudi, dopo essere stati abbattuti e scuoiati davanti al cliente, per poi essere rifiniti in cucina. Crudi o cotti, sono serviti conditi con zenzero, cipolline e salsa di soia o crema di cocco.
Ritornando ai complottisti e al bioterrorismo, ricordando le parole del dottor Giuseppe Ippolito, uno stimato ricercatore esperto della materia, vorrei dirvi che avere un laboratorio BSL-4 non significa essere infettivi. A Lione, i laboratori BSL-4 sono al centro della città, con finestre che si affacciano su una strada, e in Texas i laboratori stanno su una spiaggia alla vista di tutti. Questi laboratori sono presidi di sicurezza e non di offesa, sono strumenti di protezione perché permettono di fare una diagnosi su patogeni nuovi, come accaduto questa volta nella Cina Centrale, a Wuhan.