Articolo aggiornato l'11 maggio 2018 alle ore 10,55.
Quella dovuta ad HIV-1, l'agente eziologico dell'AIDS, è una pandemia nota da ormai oltre 30 anni, che interessa oltre 30 milioni di persone nel mondo e causa ogni anno oltre un milione di morti. Ogni anno nel mondo si registra oltre un milione di nuovi casi. Qualcuno pensa ancora che sia un problema dei paesi poveri, l'Africa sub-Sahariana in particolare, mentre da noi ormai il problema è risolto. Del resto, da noi quando mai si sente parlare di AIDS, se non il 1 Dicembre, quando si celebra la giornata mondiale per questa pandemia?
Niente di più sbagliato. Negli ultimi 5 anni, il numero di nuovi casi di infezione da HIV-1 rilevati in Italia è rimasto abbastanza costante, assestandosi tra i 3500 e 4000 ogni anno. Già questo dovrebbe preoccupare, perché una media di 10 nuove infezioni al giorno è indice che l'epidemia di HIV-1 nel nostro paese non è sotto controllo. Non è che altrove in Europa stiano meglio: Francia, Spagna ed Inghilterra, ad esempio, hanno numeri simili o superiori. Ma in realtà la situazione è molto peggiore di quello che sembra. In Italia, oltre il 70% dei nuovi casi di infezione da HIV-1 sono diagnosticati in individui ad uno stadio avanzato dell'infezione. Per capire bene questo aspetto, che è critico, è necessario illustrare alcuni
concetti fondamentali dell'infezione da HIV-1.
- Punto uno: quando ti infetti non te ne accorgi. La fase acuta dell'infezione, che dura una-due settimane in media, è caratterizzata da sintomi molto generici: mal di testa, febbre non elevata, disturbi gastrointestinali, linfonodi ingrossati. Ci sono molte altre infezioni virali e batteriche che possono dare gli stessi sintomi, quindi né il paziente, né il medico eventualmente interpellato pensano ad HIV-1 come prima causa. Poi i sintomi scemano e apparentemente si sta bene, ma il virus continua a replicarsi nel nostro organismo.
- Punto due: il virus distrugge selettivamente un tipo di linfocita, detto T- CD4 che è il pilastro delle nostre difese immunitarie: senza linfociti T-CD4 non abbiamo difese immunitarie. Normalmente abbiamo circa 1000-1200 CD4 per microlitro di sangue. Se scendono sotto i 350 iniziano i problemi: infezioni opportunistiche, cioè agenti patogeni normalmente neutralizzati dal nostro sistema immunitario trovano la strada sgombra. Se scendono sotto i 250-200, entriamo nell'immunodeficienza conclamata, in altre parole siamo malati di AIDS.
- Punto tre: per ridurre i CD4 a questi bassi livelli il virus HIV-1 può impiegare anche 10-15 anni, senza che noi ce ne accorgiamo. Da queste premesse discende un semplice corollario: se io vado dal medico perché ho una strana infezione (candida, pneumocisti, herpes, gastroenterite) che mi tormenta e scopro che la causa è un abbassamento dei CD4 dovuto a infezione da HIV-1, vuol dire che il virus l'ho contratto magari 10 anni fa. E che probabilmente l'ho trasmesso ad altri nel frattempo. La domanda che gli epidemiologi si pongono è: ma se nel 70% dei casi classifichiamo come 'nuove' le infezioni che in realtà risalgono ad anni fa, quante persone ci sono allora in Italia, che hanno il virus e non lo sanno (cioè stanno in quella fase asintomatica, in cui HIV-1 silenziosamente erode il sistema immunitario)?
Uno studio effettuato dall'Istituto Superiore di Sanità e appena pubblicato, fornisce una risposta inquietante: in Italia almeno 15000 persone attualmente sono infette senza saperlo e di queste circa 6000 sono in uno stadio avanzato dell'infezione, ovvero al limite della fatidica soglia di CD4 oltre la quale si apre il baratro dell'AIDS conclamato. L'analisi è stata fatta applicando un modello statistico adottato dal Centro Europea per il Controllo delle Malattie (ECDC), utilizzando i dati epidemiologici nel triennio 2012-2014. Le proiezioni indicano una prevalenza di individui maschi (oltre l'80%) tra questi portatori inconsapevoli. Nessun dubbio sulla via di trasmissione: negli ultimi anni oltre l'80% delle nuove infezioni in Italia avviene per via sessuale, con una sostanziale equivalenza tra rapporti omo- ed eterosessuali e in particolare nell'età giovane-adulta, ma si registrano casi anche di persone diagnosticate per la prima volta nel'adolescenza e in terza
età.
Conclusione: oltre 6000 italiani dovrebbero immediatamente iniziare la terapia farmacologica, l'unico modo per arrestare il virus ed evitare di entrare in AIDS. Non di guarire. L'infezione da HIV-1 oggi è incurabile, può solo essere controllata: se ti prendi il virus te lo tieni per tutta la vita. Se questa vita sarà più o meno lunga dipende da noi. Semplicemente si può evitare di morire di AIDS se si prendono i farmaci, mentre se non si prendono i farmaci, l'HIV-1 uccide. Con i farmaci l'aspettativa di vita invece è ormai la stessa delle persone non infette. Non è poco. Ma la cosa che preoccupa di più è che 15000 persone in Italia possono continuare a diffondere il virus senza saperlo, attraverso rapporti sessuali non protetti. Usare il preservativo è sufficiente ad impedire l'infezione. Con pochi euro oggi in farmacia posso acquistare un auto-test da fare a casa per sapere se sono infetto. Cosa aspettiamo allora a salvarci la vita e a proteggere quella degli altri?