E quindi non potremo più mandare mail o messaggi via whatsapp agli insegnanti a qualunque ora del giorno e delle notte, weekend compresi. Lo stabilisce il nuovo contratto della scuola che prova a recepire - non senza polemiche fra gli stessi insegnanti - un nuovo diritto di cui si parla da qualche anno: il diritto ad essere disconnessi. Parliamo di un tema che riguarda tutti, non solo gli insegnanti e non solo chi lavora anche se è emerso con forza in alcuni paesi come Francia e Germania proprio per disciplinare i contratti di lavoro.
Di che si tratta? Di mettere un argine al fatto che il lavoro ormai è sempre con noi, dentro il nostro smartphone. Qualche anno fa questa situazione veniva vista come un miraggio, un obiettivo da raggiungere. Vivere always on, sempre connessi, era considerato il massimo della vita. E non c’è dubbio che ci siano molti vantaggi. Quante volte vi è capitato di risolvere al volo un problema di lavoro mentre eravate in vacanza grazie al fatto di avere un pc connesso alla rete?
Il diritto ad essere connessi a Internet è ancora più importante del diritto ad essere disconnessi, e infatti è riconosciuto dalle Nazioni Unite - e dalla costituzione di alcuni paesi - come un diritto fondamentale dell’Uomo. Ma un’altra cosa è il dovere di essere connessi. Qui rischi ci sono: spesso i datori di lavoro ti forniscono uno smartphone o un pc portatile, ma in cambio prevedono che tu abbia letto una email - anche non particolarmente urgente - inviata nel weekend o di notte. Succede anche nei rapporti personali dove sempre più spesso ci viene chiesto: hai letto il mio messaggio? Riferendosi a messaggi inviati pochi minuti prima come se l’invio su whatsapp avvenisse direttamente nel nostro cervello. Su questo più del contratto però, che inevitabilmente fissa orari molto rigidi, a volte persino illogici, deve intervenire il buon senso. E anche la buona educazione. Il rispetto del tempo degli altri. Ma credo che presto sarà il caso di introdurre un nuovo tema: il dovere di essere disconnessi. Ogni tanto. Per tornare a parlarsi e guardarsi negli occhi.