Stamattina mentre guardavo Trump e Kim sorridersi e stringersi la mano e dirsi parole dolci solo un anno dopo essersi insultati come due bimbiminkia, il primo pensiero è stato “non dobbiamo smettere di sperare in un mondo migliore, non dobbiamo farlo nemmeno se le sorti del mondo a un certo punto sono affidate a due capi di Stato così”. Il secondo è stato una domanda: come diamine si smantella una bomba atomica? E un intero arsenale come quello della Corea del Nord? Serve uno specialista? E che fine fanno i vari pezzi? E quelli radioattivi? Finiscono in una discarica o vengono riutilizzati?
Perché il presidente degli Stati Uniti è stato chiaro: le sanzioni restano fino alla fine dello smantellamento dell’arsenale nucleare della Corea del Nord. Ma di cosa stiamo parlando? Quanto tempo ci vorrà? Dal punto di vista tecnologico, lo smantellamento di una bomba atomica è una delle sfide più importanti che abbiamo davanti, ma non si tratta di una operazione complicata come costruirla. Partiamo dai numeri. Nel mondo ci sono circa 15 mila armi nucleari: Stati Uniti e Russia ne hanno poco meno di 7000 ciascuno, Francia, Regno Unito e Cina fra due e trecento ciascuno; India e Pakistan poco più di cento; Israele non si sa esattamente ma si parla di 400; e poi c’è la Corea del Nord che ne ha appena 15. Complessivamente parliamo di un arsenale sufficiente a distruggerci tutti ma va detto che qualche anno fa erano 70 mila. Vuol dire che 55 mila armi nucleari sono state smantellate. In trent’anni più o meno.
Dobbiamo infatti tornare all’inizio degli anni 90, alla fine dell’Unione Sovietica e ad uno storico trattato con gli Stati Uniti di George Bush padre: durante la sua presidenza sono state smantellate quasi diecimila testate, di cui la metà nel solo 1992. Lo smantellamento avviene separando i vari componenti e quindi il trizio (una variazione dell’idrogeno) l’uranio e il plutonio. Che farci? Il plutonio è complicato da smaltire e non ha un utilizzo civile. L’uranio è diverso. Nel 1991 ad un professore americano del MIT, Thomas Neff venne una idea geniale: gli Stati Uniti avrebbero potuto comprare l’uranio delle armi smantellate dei russi per alimentare le loro centrali nucleari e portare energia elettrica nelle case americane. E’ quello che è avvenuto. Dai Megatons ai Megawatts era il titolo del progetto, che forse vale la pena di ripetere. E di spiegarlo per bene perché racconta che la stessa energia la puoi usare per distruggere il mondo o per renderlo migliore. Dipende da noi. Da una stretta di mano fra due tipi stravaganti a volte.