Adesso, che sono passati quattro giorni, sembra che il vero colpevole del terribile attentato in due moschee in Nuova Zelanda, in cui sono morte cinquanta persone, sia Internet. Anzi i social media. Come se il fatto che l’attentatore abbia usato la rete in vari modi, per esempio, filmando le esecuzioni e trasmettendo le immagini in diretta su Facebook, significasse che senza i social media non lo avrebbe fatto. Che senza Internet vivremmo in un mondo migliore.
C’è chi dice “adesso basta con i social” (esempio: il governo canadese ha bloccato la pubblicità online); chi aggiunge che “è intollerabile il ritardo con cui le immagini sono state rimosse dal web”; chi si intrufola nei forum più nascosti, come 8chan, dove il terrorista aveva postato un suo delirante trattato, per scoprire che ci sono brutte persone.
Sì, esistono i cattivi, ma non li ha inventati Internet. Intendiamoci: Facebook, Twitter e Google (che controlla YouTube) possono e debbono giocare un ruolo fondamentale nel contrasto al terrorismo e alla violenza. E in passato non lo hanno fatto. Algoritmi orientati soltanto al profitto hanno privilegiato contenuti violenti che però avevano una altissima probabilità di scatenare reazioni ed essere condivisi. È stato un grave errore che sicuramente ha favorito la diffusione di contenuti pericolosi. Ma adesso di cosa parliamo?
Il video dell’attentato di Christchurch è stato seguito in diretta da 200 persone, poi lo hanno visto in quattromila prima che un utente segnalasse il contenuto ai moderatori della piattaforma e intanto il link veniva postato su un sito affinché il video fosse salvato e condiviso; allora Facebook ha cancellato un milione e mezzo di post contenenti quel video, quasi tutti prima che venissero caricati. Mi sembra un successo, non una tragedia per cui indignarsi.
È come se in cerca dei colpevoli per i mali del mondo dimenticassimo di guardare le cose in prospettiva. Dimenticassimo che in passato ci sono stati omicidi in diretta radio e tv e non era colpa della radio e della tv. Dimenticassimo che il terrorismo non è nato con il web. Che le Torri Gemelle sono state abbattute otto anni prima della nascita di Facebook. Che in passato per sparare al papa o a un presidente degli Stati Uniti non è stato necessario filmarsi. E che il grande strumento con cui Adolf Hitler diffuse le sue idee nel 1924 fu un libro di carta. Dimenticando soprattutto che mai nella storia dell’umanità ci sono state così poche vittime per guerra o terrorismo. Il che ovviamente non ci deve frenare dal piangere gli innocenti che muoiono e combattere i malvagi di ogni fede, ma senza fare l’errore di credere che il male lo abbia creato Internet e che prima vivessimo nel paese delle meraviglie.