Arriva un robot, un altro, che ci leva il lavoro. Andranno a casa, forse, migliaia di magazzinieri di Amazon, negli Stati Uniti intanto, poi anche da noi, è inevitabile. Nessun essere umano è in grado di fare 600 pacchi all’ora. Dieci al minuto. Uno ogni sei secondi. Una roba che neanche Chaplin in Tempi Moderni. La novità è che si tratta del robot che non ti aspetti, perché è un robot italiano, di cui non si sapeva nulla fuori dalla cerchia degli addetti ai lavori. Fra gli specialisti invece la conoscevano già tutti la CMC di Città di Castello, valle dell’Alto Tevere, dalle parti di Perugia.
Fondata nel 1980 da Giuseppe Ponti che voleva creare una azienda specializzata in scatole di cartone per impacchettare il cibo. Ma non si è fermato lì. E’ un “visionario”, come si autodefinisce sul sito ufficiale dove compare sorridente, in giacca scura e camicia bianca senza cravatta, accanto alle foto - tutte rigorosamente in bianco e nero - dei due figli ai quali ha da poco passato il testimone: uno Francesco, fa l’amministratore delegato; e l’altro, Lorenzo, il direttore tecnico.
È una azienda di famiglia come ce ne sono tante in Italia. Il fondatore è rimasto presidente, dopo che per quarant’anni ha inventato macchine che facessero meglio i pacchi. Negli anni ‘80 si era specializzato nel far piegare giornali e riviste; dieci anni dopo una sua macchina consentiva di abbinare gli allegati per l’edicola. Ma il vero boom la CMC l’ha avuto con l’esplosione dell’ecommerce, cioè con il fatto che compriamo sempre più cose online e le vogliamo a casa prima possibile. In questi anni ha vinto nel mondo tutti i premi che poteva vincere per le sue soluzioni tecnologiche. L’ultimo: il Best Future Machine Award a Dusserdolf, in Germania, vale doppio (“qualche smacco ai tedeschi glielo diamo sempre” ha commentato il patron).
E intanto è sbarcata in grande stile in Israele e poi in Cina, dove ha stretto una partnership con l’Amazon cinese, Alibaba. La notizia del nuovo accordo con Amazon è uscita a sorpresa negli Stati Uniti, creando un certo allarme che ha costretto la società di Jeff Bezos ha dire cose tranquillizzanti - e un po’ ipocrite - sui licenziamenti. Motivo per cui alla CMC nessuno oggi ha voglia di parlare.
Ma in rete c’è il video della macchina di cui stiamo parlando: si chiama CartonWrap e non è un robot, come ci piace dire nei titoli per acchiappare l’attenzione di chi legge, ma una catena di montaggio che fa tutto da sola a parte l’inizio, poggiare il libro sul nastro trasportatore, e la fine, levarlo, impacchettato alla perfezione con tanto di etichetta di spedizione. Due esseri umani e una macchina. Non serve altro. Una tragedia occupazionale in vista? Facciamo bene i conti.
La CMC dà lavoro a circa 300 persone (qui una rara intervista del fondatore), senza contare i posti di lavoro delle aziende che vendono i loro prodotti online. È economia che cresce. E poi ci sono una serie di vantaggi di cui ci dimentichiamo ma che sul sito della CMC son elencati in questo ordine: 1) disponibilità delle scatole di tutte le dimensioni, non c’è più bisogno di procurarsele e tenerle in magazzino visto che vengono realizzate in tempo reale in base alla cosa da impacchettare; 2) minori necessità di avere grandi magazzini, occorre lo spazio per i fogli di cartone e basta; 3) nessun rischio di non avere la scatola delle dimensioni giuste; 4) minore costo dei materiali visto che le dimensioni delle scatole si adattano al contenuto; 5) riduzione o eliminazione di materiali plastici o adesivi; 6) minor impatto ambientale; 7) maggiore produttività ed efficienza; 8) creazione di etichette di spedizione personalizzate per ogni pacco, grazie ad una tecnologia inventata alla CMC nel 2016, il packvertizing.
L’unica certezza è che andiamo verso un mondo dove non ci saranno più magazzinieri che fanno pacchi dalla mattina alla sera come fossero dei robot. Karl Marx ne sarebbe lieto credo. A patto di saper creare subito altro lavoro ma di migliore qualità. Non è una sfida facile, occorre cambiare profondamente la scuola e mettere in campo soldi per non lasciare nessuno indietro durante la transizione. Ma non abbiamo scelte. Il lavoro cambia. Quello ripetitivo e monotono lasciamolo ai robot. Tanto se non lo faremo se lo prenderanno comunque.