Nel giorno della meritata celebrazione dei pompieri, i circa cinquecento vigili del fuoco di Parigi che hanno domato le fiamme di Notre Dame mettendo a rischio la vita, vorrei spendere un minuto per elogiare il robot pompiere. Il primo a entrare nella cattedrale quando le fiamme erano altissime e c’era il rischio che crollasse tutto sulla testa dei soccorritori, il primo a sfidare il rogo che stava incenerendo secoli di cristianità, quello che spruzzando getti d’acqua nella navata centrale ha fatto sì che la temperatura all’interno consentisse un intervento di essere umani che non fosse un suicidio. Si chiama Colossus, un nome da supereroe (ma si chiamava così anche il super computer britannico che nella Seconda Guerra Mondiale venne usato per intercettare le comunicazioni di Adolf Hitler).
Questo assomiglia piuttosto a un piccolo cingolato: lungo un metro e 60 centimetri, largo e alto poco meno della metà. Praticamente è un botolo rosso e nero, che si muove lentamente (cinque chilometri l’ora) ma non si ferma mai, neanche davanti a scale o strapiombi, portandosi in giro circa cinquecento chili di tecnologia, se serve è in grado di trascinare un carico, per esempio di feriti, altrettanto pesante, oltre naturalmente un grosso tubo per sparare acqua.
Lo ha realizzato una startup francese, Shark Robotics, che si sta specializzando nella produzione di veicoli da pronto intervento, manovrabili a distanza in modo da tenere gli esseri umani al sicuro.
Qui non si tratta infatti di fare una gara fra noi e i robot, non ha alcun senso. Elogiare Colossus non leva nulla all’eroismo quotidiano dei vigili del fuoco. Ha senso invece collaborare, costruire macchine che ci consentano di intervenire senza rischiare inutilmente la vita. Se il bilancio delle vittime delle sette ore di battaglia con il fuoco di Notre Dame è di appena tre feriti lievi questo lo si deve anche al fatto che una parte del lavoro, governato a distanza con un joystick, lo ha fatto Colossus. Per fare un confronto, anche se la scala del dramma fu molto maggiore, a New York in occasione dell’attentato alle Torri Gemelle del 2001, morirono più di trecento vigili del fuoco.
Quando parliamo dei robot e del timore che ci possano levare il lavoro, stiamo semplicemente sbagliando bersaglio. I robot devono servire a fare le cose che noi non possiamo fare. Lo stanno già facendo.