Nel mondo della tecnologia il duello fra Apple e Microsoft è come il clasico Barcellona-Real Madrid nel calcio. Come la sfida rock fra i Beatles e i Rolling Stones. Come Coppi e Bartali nel ciclismo. Una nasce nel 1975 ad Albuquerque nel Nuovo Messico ma presto prenderà casa a Seattle. L’altra nasce nel 1976 a Cupertino, un posto che conosciamo solo per quel motivo, nel cuore della Silicon Valley. Nascono e subito duellano, subito si accusano di essersi rubati le idee e il duello va avanti per anni incarnato dai due leader: Bill Gates da una parte, Steve Jobs dall’altra. Due geni che più diversi non si possono immaginare, come Borg e McEnroe nel tennis.
Per anni vince Microsoft, per moltissimi anni. Fino al 2010. Allora Apple, di nuovo guidata da Steve Jobs dopo una lunga pausa, e sull’onda dello straordinario successo dei primi iPhone, sorpassa per la prima volta come valore la Microsoft guidata dall’irascibile erede di Bill Gates, un certo Steve Ballmer che passerà alla storia per le risate in diretta tv dedicate a commentare l’arrivo dell’iPhone (“Chi volete che lo comprerà mai?”, fu la sua previsione”). Quando ci fu il sorpasso molti scrissero: è la fine di un’era. Adesso quell’era è ricominciata: Microsoft non ha solo sorpassato Apple ma lo ha fatto diventando la compagnia quotata in Borsa con la valutazione più alta del mondo: oltre 800 miliardi.
Cosa è cambiato? Due cose: la prima è che le azioni di Apple stanno calando da quando si è affermata la convinzione che le vendite dei prossimi iPhone caleranno (non puoi imperniare la fortune di una azienda su un unico prodotto). Ma più importante è quello che è accaduto in Microsoft in questi anni: una crescita costante, lenta ma inarrestabile. Non casuale. Nel 2014 al posto di Steve Ballmer è arrivato un certo Sathya Nadella, origini indiane, solidissima cultura tecnologica, uno che ha capito che in un mondo di oggetti connessi quello che contano sono i servizi più che gli strumenti. Il cosiddetto cloud, la nuvola che ospita i dati e i software che usiamo, più del singolo apparecchio.
Ma soprattutto Nadella ha cambiato la cultura dell’azienda. Ricordo che nel suo primo giorno da capo, chiese a tutti i top manager di leggere e imparare il manuale della comunicazione non violenta: un libretto che spiega perché una comunicazione fatta di pregiudizi, accuse, scaricabarile, eccesso di critiche e mancanza di autocritica, alla lunga uccide una azienda. Ma anche un paese.