E’ più di un secolo che fantastichiamo sull’esistenza di una “macchina del tempo” con la quale viaggiare nel passato o nel futuro. Precisamente dal 1895, data dell’uscita del romanzo di Herbert George Wells che per la prima volta ha usato, già nel titolo, l’espressione: The Time Machine. Da allora ci sono stati altri libri, film, fumetti, esperimenti più o meno scientifici. Diciamo meno: viaggiare nel tempo non si può. Come ribadisce, alla fine della fortunatissima trilogia “Ritorno al Futuro”, il protagonista, il mitico Doc, il geniale inventore che aveva trasformato una automobile da corsa, la Delorean, in una macchina del tempo.
Epperò non saprei come altro definire quello che sta accadendo vicino a San Diego, nella California meridionale, dove è stata ricreata la piazza di una tipica cittadina americana degli anni ‘50. Con i jukebox coloratissimi e i dischi in vinile che suonano Peggy Sue di Buddy Holly. I bar con i poster di Elvis Presley e Audrey Hepburn. Le insegne dei negozi al neon color pastello. Le cabine telefoniche con il telefono in bachelite. Nel parcheggio una Ford Thunderbird del 1955, l’auto di lusso più venduta di tutti i tempi. E in generale, nell’aria, quel senso di ottimismo infinito e serenità che c’era negli anni fra il 1950 e il 1961 negli Stati Uniti.
Può sembrare un parco tematico, di quelli dove porti i ragazzini per giocare e fare le montagne russe, ma non lo è: è l’ultimo metodo per provare a curare alcune delle patologie più gravi e comuni del nostro tempo: l’Alzheimer e la demenza senile. E quindi la progressiva perdita di memoria delle persone anziane. Glenner Square, questo il nome del villaggio, è il primo esperimento collettivo al mondo di “terapia della reminiscenza”, ovvero del tentativo di recuperare la memoria perduta ricreando un set che ci riporti negli anni della nostra gioventù (dove tra l’altro pare che risiedano i ricordi più resilienti).
Qualcosa di simile nel mondo si era già fatto ma la creazione di un piccolo villaggio per ospitare fino a 75 visitatori - non li chiamano pazienti - mai. Sarà efficace? Le ricerche condotte finora nel mondo su test più piccoli sono contrastanti: c’è chi dice che i risultati sono "promettenti", chi li considera "inconsistenti" e chi sostiene che, anche se questo approccio non serve a curarla, almeno serve a rendere più sopportabile la malattia. I promotori ribattono dicendo che da quando hanno aperto le porte di Glenner Square hanno ricevuto oltre duecento richieste di replicare il villaggio in altri luoghi degli Stati Uniti.
Questo però non è un segnale del fatto che funzionerà, ma di quanto ce ne sarebbe bisogno.