Da qualche settimana non sono più su Facebook. Non ho cancellato il mio storico account del 2008, seguendo il consiglio radicale del guru della Silicon Valley Jaron Lanier. Semplicemente, non lo frequento come prima: come accade con quei bar o quei locali dove ti trovavi tanto bene quando hanno aperto ma poi sono diventati troppo popolari e non ti ci ritrovi più. Non mi piace il clima. Sì, qualche post l’ho fatto: ho condiviso alcuni articoli, ma diciamo che l’ho usato come un’edicola. Io non c’ero.
Nel frattempo ho ricominciato ad usare Instagram. All’inizio volevo capire davvero come funziona. Perché i giovani stanno tutti lì. Perché quando gli altri social network perdono utenti, qui crescono (+ 36 per cento in un anno in Italia, per un totale di 19 milioni di utenti attivi). E dopo un paio di settimane credo di averlo capito. Instagram è più rilassante. Dove su Facebook ogni post rischia di innescare una guerra, in rete si chiamano flame, su Instagram no. Su Instagram vincono il sorriso, l’ironia, l’autoironia, e la vanità certo. Credo dipenda dal fatto che al centro di Instagram ci siano delle foto, che le parole sono complementari, che le foto le puoi modificare anche con elementi grafici divertenti, che le rendono cartoline giocose.
Anche qui ci sono i commenti, naturalmente, ma sono graficamente meno importanti: e quindi se uno vuole fare il bullo con le parole può farlo ma senza riflettori, e un bullo senza riflettori non si diverte. Grazie al fatto di avere al centro le foto, poi, Instagram è il social network preferito dai grandi brand e dalle cosiddette celebrities: calciatori, attori, cantanti, qui si muovono meglio perché comunicano per immagini, il che da un lato consente loro di promuovere meglio i loro prodotti, ma anche di raccontarsi in modo più scanzonato (e anche la pubblicità vola: il 2019 si chiuderà con un fatturato di oltre 10 miliardi di dollari solo per la app).
Insomma, Instagram è la cronaca rosa in un mondo dominato dalla cronaca nera. Vincono i tramonti mozzafiato, le foto dei drink, i reportage delle vacanze: sembriamo tutti felici. Il che può sembrare il trionfo della vanità e in un certo senso lo è. Ma è anche un modo per ricordarci le cose belle della vita. Della vita di ciascuno di noi. Che ci sono. E faremmo bene a non scordarlo.