Parafrasando una celebre battuta dello scrittore Mark Twain, possiamo affermare che la notizia della crisi irreversibile della Silicon Valley era grandemente esagerata. Eppure non è passato neanche un mese da quando commentavamo il crollo in Borsa di Amazon, Facebook e persino di Tesla. Sembrava la fine di un ciclo lunghissimo, non lo era. Diciamo che si è trattato di una crisi passeggera, emotiva, erano i giorni di Cambridge Analytica, non suffragata dai numeri.
In questi giorni infatti sono usciti i dati del primo trimestre 2018 delle aziende tecnologiche e complessivamente possiamo dire che non ci sono nel mondo fabbriche di soldi migliori. Facebook fa segnare 5 miliardi di profitti, Microsoft 7,4, Google quasi 10.
Eppure mi colpiscono i risultati di Amazon per almeno tre ragioni: perché il suo fondatore Jeff Bezos è da qualche mese l’uomo più ricco del mondo; perché si tratta di una azienda che ha sempre fatturato tantissimo ma guadagnato poco e invece inizia anche a far profitti; e perché è nel mirino di Donald Trump, ma anche del Fondo Monetario e di diversi leader europei per il potere eccessivo accumulato e per una notevole disinvoltura nel pagare le tasse (poche). (qui li elenca il Guardian che ha condotto anche una inchiesta approfondita sugli schemi fiscali adottati da Amazon).
Andare a guardare i numeri del bilancio di Amazon insomma non è solo un dovere per gli analisti finanziari, ma anche per chi vuole davvero capire come funziona il mondo guidato dal digitale. Ecco i più interessanti.
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Il fatturato di Amazon in questi tre mesi è cresciuto del 43 per cento rispetto ad un anno fa per arrivare a quota 51 miliardi di dollari. Detta in un altro modo fa più effetto: 43 centesimi di ogni dollaro speso online finisce nelle casse di Bezos.
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Noi siamo portati a pensare che Amazon sia soltanto il più grande negozio del mondo, ma la consegne costano, per quanti robot tu possa mettere nei magazzini, portarti le cose a domicilio in tempi brevissimi, assottiglia i margini di guadagno. Infatti il settore su cui Amazon guadagna davvero è il cloud computing, ovvero il complesso di servizi che offre - in concorrenza con Microsoft e Google fra gli altri - per ospitare e far funzionare i siti di aziende importanti come Netflix e Airbnb. Questi servizi, che richiedono poco personale, costituiscono gran parte dei profitti. (1.4 miliardi dollari su 1.6).
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Ogni giorno che passa, fra una cosa e l’altra, Amazon incassa complessivamente 550 milioni di dollari.
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Amazon è la seconda compagnia più grande del mondo come valore di Borsa: 723 miliardi di dollari (la prima è Apple).
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Globalmente ha 563 mila 100 dipendenti. Possono sembrare tanti ma sono quasi tutti magazzinieri come si evince dal fatto che lo stipendio medio è di 28 mila dollari all’anno (mentre a Facebook, che assume ingegneri del software, è dieci volte tanto).
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Altri 130 mila magazzinieri dovrebbero essere assunti nel 2018 solo negli Stati Uniti. Non so se possiamo chiamarlo “lavoro del futuro”, ma del presente sicuramente sì.