La caduta di Mark Zuckerberg, perché di questo stiamo parlando, è il fatto politico più rilevante del 2018. In questo momento non è ancora a terra ma è come se da giorni lo vedessimo precipitare dalla cima del grattacielo più alto del mondo. Perché questo era ed è ancora Facebook: la piattaforma social che ospita la vita, i pensieri e spesso anche le azioni di due miliardi e duecento milioni di persone. Nessuno Stato è grande come Facebook e nessun trentenne è mai diventato ricco come Mark Zuckerberg.
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Era in paradiso, postava le foto delle sue corse mattutine sulle strade del mondo perché voleva conoscere tutto; o degli hamburger mangiati in sperduti paesini americani, perché voleva davvero capire il suo paese; o i ritratti in posa con la moglie Priscilla e le figliolette, venute al mondo con una lettera naturalmente postata su Facebook e la promessa che un giorno tutte le azioni di papà sarebbero finite in una Fondazione per curare le malattie del pianeta.
Era una via di mezzo fra Dio e Babbo Natale, Mark Zuckerberg, per questo ci mette molto a cadere, e per questo continua ad apparire così confuso, sempre più confuso, in queste continue interviste, lui che non ne dava mai, che quando girava il mondo, lo ricordo a Roma, veniva preceduto dagli altolà dei suoi collaboratori, “niente domande di giornalisti, parla solo con gli startupper”. Adesso invece risponde a tutti, ogni giorno, ad ogni ora, lo chiamano overdrive in America, un termine che potremmo tradurre con frenesia, ma anche affaticamento.
E vale la pena di leggerle queste interviste in cui ogni volta chiede scusa e garantisce di essere ancora e sempre l’uomo giusto per aggiustare il casino che ha creato consentendo che i nostri dati venissero dati a chicchessia o quasi a nostra insaputa. Solo che ogni volta che parla si scopre che il casino è peggiore, che i profili di utenti coinvolti - direi, abusati - sono sempre di più, gli strumenti utilizzati dai cosiddetti “cattivi” previsti dalle regole che Facebook stessa si era data anni fa, e ogni volta che parla hai l’impressione di vederlo con i capelli dritti mentre precipita da un piano all’altro sempre più rapidamente.
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Forse ce la farà Zuckerberg a superare questa crisi, forse ce la farà ad aggiustare Facebook. Forse uscirà indenne dal primo confronto con il Congresso americano l’11 aprile, ma il verbo che usano in molti per presentare l’evento non depone bene, grill, grigliato, tutti vogliono fare una grigliata di Zuckerberg, l’ex ragazzo d’oro che sta precipitando. Forse ce la farà, ma forse no. Il mondo non perdona mai i potenti quando cadono. Anche se la colpa è un po' anche nostra che volevamo credere a Babbo Natale.