Il più potente computer italiano, di quelli che vengono chiamati supercomputer, sta in una valle a un’ora da Milano, dove un tempo c’erano delle risaie e dove quando si alza la nebbia il sole alimenta un impianto fotovoltaico che lo fa funzionare.
Lì, a Ferrera Erbognone, che da oggi qualcuno chiama ottimisticamente Lomellina Valley, è stato completato il decimo supercomputer della classifica mondiale, il primo che non sia di proprietà di un governo.
Questo è dell’ENI, si chiama HPC4 e nonostante il nome da cinema, più che il mitico HAL 9000, il supercomputer di bordo della nave spaziale di 2001 Odissea nello spazio, il film di cui ricorrono i 50 anni; ricorda la Calcolatrice Elettronica Pisana.
La CEP fu realizzata alla fine degli anni 50 a Pisa su suggerimento di Enrico Fermi: grande come un campo di basket, forse anche un po’ di più, era una macchina avveniristica e complicatissima tanto che oggi è abbandonata in un museo dove nessuno si azzarda a ripararla perché non esistono le istruzioni.
Serviva per fare calcoli in fondo piuttosto semplici se visti oggi. Per rendere l’idea, a parità di dimensioni, grosso modo la differenza fra la CEP e HPC4 è enorme nel numero di operazioni al secondo che si possono fare: parliamo dell’ordine di dodici volte. Quella faceva settemila operazioni al secondo, questa 18 quadrilioni.
A che servono i supercomputer? A gestire fenomeni complessi. Il principio è che se trasformi il mondo in dati, tutto si può risolvere con un algoritmo, con una legge matematica. Ci sono i supercomputer dietro lo studio del meteo e del clima, del dna e dell’esplorazione spaziale, delle ricerche di Google e dei like di Facebook, e presto ci saranno supercomputer dietro le auto che si guidano da sole e per l’intelligenza artificiale che governerà la vita quotidiana.
Ecco perché gli americani si stanno impegnando per riprendere la testa della classifica e fra qualche settimana lanceranno il loro nuovo campione, Summit; ed ecco perché i cinesi qualche settimana dopo faranno debuttare una macchina ancora più potente. L’Europa sonnecchia: dopo un anno di proclami la Commissione ha appena annunciato che per il 2020 anche l’Unione Europea avrà un supercomputer da un miliardo di euro ma per ora hanno aderito solo tredici Paesi su ventisette.
Intanto godiamoci HPC4: serve all’ENI per capire meglio e prima se sottoterra c’è un giacimento di gas o petrolio. E in fondo ribalta uno dei motti della cultura digitale. Era il 2006 quando un matematico britannico disse che i dati erano il nuovo petrolio. Ora viene fuori che i dati servono anche a trovarlo prima.
Agi è una società del gruppo Eni