Guardate il vostro telefonino: se ha il vetro dello schermo rotto o incrinato siete in ottima compagnia. Si calcola che uno smartphone su cinque sia in quelle condizioni (e che probabilmente gli altri quattro siano stati riparati nel frattempo a caro prezzo dopo una caduta accidentale).
La fragilità degli schermi è il problema numero uno dei telefonini assieme alla scarsa durata delle batterie. Per questo la notizia che è arrivata oggi dal Giappone mi ha fatto sobbalzare. Pare che abbiano inventato un vetro che si ripara da solo. Una roba che solo a dirsela ci proietta immediatamente nel magico mondo di Harry Potter.
E invece la notizia è stata pubblicata su una delle più autorevoli riviste scientifiche del mondo, Science, ed è firmata non da Albus Silente, l’anziano rettore del castello magico di Hogwarts, ma da Takuzo Aida, professore della rinomata università di Tokyo. Qualcosa in comune con Harry Potter però questa scoperta ce l’ha perché la dobbiamo ad un ragazzo, uno studente, Yu Yanagisawa che, mentre stava preparando i materiali per una colla speciale, si è accorto che un certo polimero, anche se veniva tagliato o spezzato, si ricompone automaticamente con una semplice pressione manuale di 30 secondi ad una temperatura di 21 gradi.
Magia, al punto che lo stesso Yanagisawa non ci voleva credere e ha ripetuto l’esperimento più volte scoprendo che questo materiale recupera la sua compattezza originale in un paio di ore. La pubblicazione su Science apre la strada ad ulteriori esperimenti e alla industrializzazione di questo materiale. “Spero che il vetro riparabile diventi un nuovo materiale che ci eviti di buttarlo via quando si rompe”, ha dichiarato il ragazzo. La cui invenzione, che non si applica solo ai telefonini evidentemente, si candida ad essere una delle più rilevanti del 2017.