Non so se la nuova app di Snapchat sia una rivoluzione destinata a cambiare il mondo dei social media, come dicono alcuni; o se invece si tratti di un cambiamento che arriva troppo tardi per rilanciare la società di Evan Spiegel nella sua sfida - perduta, per ora - a Facebook e Instagram, come sostengono altri. Ma so che si tratta di un esperimento da seguire con attenzione perché parte da una analisi coraggiosa e onesta che Evan Spiegel ha spiegato in un lungo post che si conclude con una ricetta semplicissima a parole: è ora di separare i social dai media.
L’analisi in breve è questa: il meccanismo di funzionamento dei social media - più amici, più like, più contenuti gratuiti - li ha messi al centro del mondo, ma il prezzo da pagare è stato alto: “ci hanno rimesso la verità dei fatti, le nostre menti e l’intera industria dei media”, dice Spiegel. Per il quale le fake news, le notizie false, non sono un caso del destino ma il risultato naturale di come sono progettati oggi i social media: “I contenuti che condividiamo con gli amici non sono necessariamente un esempio di informazione accurata, quante volte condividiamo cose che non abbiamo neppure letto?”.
La soluzione della app di Snapchat è di creare due flussi separati: uno per i contenuti che condividiamo con gli amici, i messaggi privati, e uno per le storie del resto del mondo: i giornali, le agenzie di comunicazione e gli utenti di Snapchat con maggiore seguito, tre categorie che hanno un motivo economico per creare contenuti e farsi seguire da un pubblico ampio. Ovviamente spetterà ad un algoritmo stabilire cosa proporci, ma stavolta l’algoritmo non sarà costruito su cosa fanno i nostri amici, come avviene per Facebook, ma sui nostri interessi, sul modello di Netflix, che ci propone una serie tv se ne abbiamo visto una analoga.
Ma la svolta più interessante è un’altra: tutti i contenuti del flusso dei media dovranno essere approvati dal team di Snap, da essere umani, non algoritmi, che si prenderanno la briga di filtrare le fonti. Il contrario di quello che avviene su Facebook insomma, dove guardi una pagina che parla della Clinton e non sai che è gestita da un attivista russo, o un post che inneggia ai 5 stelle e non sai che dietro c’è un fan di Matteo Salvini. Per questo la nuova app di Snap è più di una app: è in fondo il tentativo di rimettere elementi di verità al centro della nostra vita social.