Dietro le notizie spesso ci sono le storie. La notizia del primo hotel spaziale l’avete probabilmente letta qualche giorno fa. Si tratta del progetto di un gruppo di studenti e ricercatori del MIT di Boston che ha vinto una gara indetta dalla NASA per capire cosa mandare in orbita al posto della stazione spaziale internazionale, che dopo vent’anni (e 100 miliardi di euro di costi) sta per essere rottamata. Il progetto del MIT si chiama Marina ed in sostanza si tratta di una astronave che per metà resta un laboratorio scientifico per astronauti, come adesso; e per metà diventa un piccolo hotel di lusso per turisti spaziali: otto stanze più bar, ristorante, palestra con vista davvero mozzafiato.
Un'italiana nel team di Marina
Questa la notizia. La storia è che dietro Marina c’è un team internazionale, come sempre accade con la scienza, e che di questo team fa parte una italiana. Si chiama Valentina Sumini, ha 31 anni, è nata ad Alessandria, si è laureata in ingegneria al Politecnico di Torino, ha quindi fatto un master in Olanda e ha vinto una borsa di studio grazie alla quale sta trascorrendo un anno al MIT. Nel progetto si occupa dell’aspetto architettonico e strutturale e in questi giorni sta sviluppando gli arredi dell’astronave che, dice, dovranno enfatizzare l’esperienza dell’assenza di gravità e che in qualche modo ricorderanno quelli di uno yacht ma con scelte cromatiche e tecnologiche che daranno la sensazione di fluttuare fra le stelle.
Che qualcuno adesso trovi 24mila euro
E l’Italia?, le ho chiesto, tornerai?. “Lo spero proprio”, mi ha detto, “ma è sempre tutto così complicato”. In che senso, ho insistito. “Hai presente cosa significa lavorare in una università italiana da precario?”. Ho scoperto così che Valentina ha vinto una borsa di studio del Politecnico di Milano, che prevedeva un anno al MIT e uno a MIlano. E che il MIT ha pagato mentre pare che il Politecnico abbia finito i soldi. “Mi hanno detto che non riescono a finanziarmi la continuità del progetto che ho vinto. E se non trovano le risorse dovrò rimettere in discussione tutta la mia vita”. Parliamo di appena 24 mila euro per un anno. Ecco ci accaloriamo tanto per la ricerca scientifica, i giovani, il futuro. Per la fuga dei cervelli da contrastare. E allora per favore che qualcuno trovi subito i soldi di questa borsa di studio che una ragazza italiana di talento ha vinto. Sennò taccia per sempre.