Oggi voglio raccontarvi come è nata l’idea di Google. Perché è accaduto esattamente venti anni fa. Tra il 7 e l’11 aprile del 1997. A Santa Clara, in Silicon Valley, c’era una conferenza sul web, che era appena partito peraltro. A un certo punto prese la parola un giovane matematico italiano, Massimo Marchiori, ricercatore all’università di Padova. Espose la sua teoria su come poteva funzionare un motore di ricerca per mettere ordine in quell’universo in esplosione di siti e pagine che era il web. Il meccanismo individuato da Marchiori era semplice eppure geniale. Oppure geniale proprio perché semplice. In testa ai risultati il motore di ricerca avrebbe messo i siti web più linkati dagli altri, perché il link, il collegamento messo da altri, indicava il fatto che fossero migliori. Dopo il suo discorso lo avvicinò un giovane ricercatore americano, Larry Page, si fece spiegare meglio l’idea e disse che avrebbe provato a realizzarla.
Marchiori tornò in Italia, chiese un finanziamento e la sua università rispose di no: avrebbe piuttosto investito in una ricerca sulla storia della metallurgia. Page, assieme al suo compagno di studi, Sergey Brin, tornò a Stanford dove studiava, chiese un finanziamento, ottenne 100 mila dollari l’anno dopo nacque Google. Ve ne parlo oggi perché sono trascorsi venti anni esatti. Vent’anni in cui Google ha cambiato il mondo diventandone uno dei padroni. Nel frattempo Marchiori ha continuato a fare ricerca e si è messo ad insegnare matematica, qualche anno fa ha provato senza successo a lanciare un motore di ricerca alternativo a Google, Volunia, e ora lancia Negapedia, un nuovo sito che racconta il lato nascosto di Wikipedia, ovvero evidenzia tutte le battaglie che si fanno su ogni singola voce dell’enciclopedia più famosa del mondo che come è noto è scritta dagli utenti spesso attraverso mediazioni infinite. E’ interessante il lavoro che svolge l’algoritmo di Marchiori perché mette in luce il fatto che la verità non è un dogma assoluto ma si raggiunge attraverso un confronto a volte acceso alla fine del quale le opinioni perdono e vincono i fatti. Ma la verità è che venti anni fa l’Italia avrebbe potuto sviluppare Google e invece no: adesso al massimo sappiamo tutto della storia della metallurgia.