E’ il ministro più amato dagli italiani. Marco Minniti ha un indice di gradimento altissimo anche fra gli oppositori del governo. Perché è un duro che risolve i problemi, almeno questa è la sua fama. In particolare il suo merito principale sarebbe questo: se per la prima volta da anni i flussi di migranti sono diminuiti il merito è della sua fermezza nel gestire la partita con la Libia e le organizzazioni non governative che si occupano dei soccorsi in mare.
L'unico ministro che non è sui social
Ebbene il ministro dell’Interno Marco Minniti è anche l’unico ministro, anzi l’unico politico italiano, anzi l’unico politico occidentale, assieme ad Angela Merkel, a non avere un profilo Twitter o Facebook Social, zero. In un mondo in cui il presidente degli Stati Uniti twitta ogni giorno a raffica su qualunque cosa come un bimbominkia, dove il suo predecessore cita Nelson Mandela e ottiene più like della cantante Ariana Grande, dove ogni giorno Matteo Renzi ci ricorda in 140 caratteri che dobbiamo andare “avanti”, dove Beppe Grillo ha fondato un movimento politico a partire da un blog, c’è un politico che si tiene lontanissimo da tutto questo.
L'icona di una politica alla vecchia maniera
Parla solo quando deve parlare, nelle occasioni istituzionali; fa quello che deve fare, occuparsi della sicurezza e dell’ordine pubblico; e piace proprio per questo. Minniti è la dimostrazione vivente che anche nell’epoca dei selfie e degli snap, si può fare politica alla vecchia maniera senza apparire vecchi. Ma almeno senza rischiare di diventare patetici come capita a qualche suo collega. Un lusso, aggiungiamo, che in pochi possono permettersi, quelli che per diverse ragioni non devono andarsi a cercare i voti (nel mondo mi risulta che solo due leader politici non sono sui social, il dittatore nord coreano Kim Jong-un e il presidente siriano Bashar al Assad, che non sono certo due modelli di democrazia).
Una scelta non casuale: tenersi lontano dalla vanità, e dalla 'vacuità'
Il caso di Minniti è completamente diverso ovviamente: ed è una scelta non casuale. Restando fuori dalla piazza spesso sgangherata dei social rinuncia in partenza al dialogo, questo è vero, ma si tiene anche lontano dalla vanità e spesso dalla vacuità di certi tweet di cui si può tranquillamente fare a meno. Una scelta che mi ricorda il dilemma di una celebre battuta di un film Nanni Moretti: “Mi si nota di più se vengo e me me sto in disparte o se non vengo per niente?”. Per Minniti vale la seconda.
post corretto il 9 settembre alle 12.45 in seguito alla segnalazione di un collega della agenzia tedesca DPA che ci ha ricordato che anche Angela Merkel non ha un profilo su Twitter