In un tempo in cui qualunque decisione, o meglio qualunque intenzione, e qualunque opinione di chi governa (e talvolta anche di chi si oppone) diventa motivo per fare una diretta Facebook o una Storia su Instagram o anche solo un tweet facile facile, la scelta del governo di nominare a capo del digitale italiano uno che non ha nemmeno un profilo sui social, fa riflettere.
Apparentemente non ha senso. In realtà potrebbe averne moltissimo. Addirittura, diventare un modello. Mi spiego. Dal 31 ottobre Luca Attias, 53 anni, romano, ingegnere elettronico, da qualche anno responsabile dei servizi digitali della Corte dei Conti, ha preso il posto di Diego Piacentini, l’uomo che parlava a Steve Jobs e Jeff Bezos, e che dopo due anni e 45 giorni come Commissario di Palazzo Chigi per la Trasformazione Digitale, è tornato a Seattle, negli Stati Uniti con il lavoro immane, di rendere l’Italia digitale, ben impostato ma lontanissimo dal traguardo.
Toccherà ad Attias completarlo assieme al team di Piacentini che resta in carica per un altro anno.
Di Attias parlano tutti bene. Nella sua breve presentazione in inglese si definisce un trasteverino orgoglioso, racconta la passione giovanile per le corse veloci (il suo idolo era Pietro Mennea) e spiega che a un certo punto il suo sangue analogico è diventato digitale. Vuol dire che un paese più digitale è un paese che premia i migliori e rende più difficile la corruzione.
Attias l’importanza del digitale ha provato a evidenziarla in molti modi. Comprese le performance teatrali. Tutto giusto. Ma non si spiega la scelta di restare fuori dai social: rara ma non isolata, a dire il vero, anche il precedente ministro dell’Interno Marco Minniti non aveva alcun profilo. Ma Attias è il capo del digitale in Italia: che senso ha stare fuori dai luoghi dove quasi tutti gli utenti di Internet passano buona parte del loro tempo?
Potrebbe averne moltissimo. Per due ragioni. La prima è che i profili istituzionali del Team Digitale continuano a funzionare: è solo la personalizzazione che viene a mancare. Nel narcisismo assoluto che ci circonda non mi pare una cattiva notizia. E poi i social non sono la rete ma piuttosto il terreno dove tutti pensano di avere diritto di esprimere un’opinione, anche totalmente disinformata. Ha senso aggiungere altro rumore di fondo?
Non so se Attias confermerà questa sua scelta o già domani debutterà sui social. Ma trovo interessante il proposito di esprimersi sui social solo attraverso i profili istituzionali e far parlare i fatti.